Tornano a sfrecciare le ruote del carrello dei beni alimentari che a luglio, secondo l’indice della Fao, registra una spinta dei prezzi del +1,6% rispetto al mese scorso. Il dato, aggiornato mensilmente dall’agenzia delle Nazioni Unite, segna un’inversione di tendenza dopo mesi di stabilità. A trainare la salita sono soprattutto gli oli vegetali e, soprattutto, la carne. È quest’ultima a marcare il balzo più evidente. L’indice Fao dei prezzi della carne ha raggiunto quota 127,3 punti: +1,2% rispetto a giugno e nuovo massimo storico.
A determinare il rialzo è una combinazione di domanda estera elevata e rimbalzo di mercato. Cina e Stati Uniti corrono ad accaparrarsi carne bovina, così aumentano le importazioni e alimentano la crescita dei prezzi per l’elevata richiesta. Anche il pollo è aumentato. Il motivo è legato a un cambio di status del Brasile, tra i principali esportatori mondiali: il Paese ha riconquistato lo status di “indenne dall’influenza aviaria”, condizione che ha riaperto le porte all’export rilanciando la domanda globale di pollame. Nel municipio di Montenegro, nello Stato del Rio Grande do Sul, era stato infatti trovato un caso confermato di influenza aviaria in una fattoria commerciale. Dopo il periodo di osservazione non sono stati trovati nuovi focolai e l’export ha ripreso a circolare.
Carne suina e latticini in calo
Non tutte le carni hanno il medesimo destino. La carne di maiale infatti cala grazie a un mix tra grande disponibilità dell’offerta e perdita di domanda soprattutto in Unione europea, dove consumi interni ed esportazioni di carne suina segnano un rallentamento.
Il rincaro della carne ha avuto un effetto compensativo su altri settori alimentari. A luglio, infatti, i prezzi di cereali, latticini e zucchero sono diminuiti. I prodotti lattiero-caseari, in particolare, hanno registrato una lieve contrazione dello 0,1%, la prima da aprile. Il calo riguarda burro e latte in polvere, penalizzati da un surplus di offerta e da una domanda di importazione modesta, specie dall’Asia. Fa eccezione il formaggio, che continua a rincarare grazie alla domanda elevata in Asia e Vicino Oriente e alla contrazione delle esportazioni europee.
Nonostante il rialzo mensile, l’indice generale rimane del 18,8% inferiore rispetto al picco raggiunto nel marzo 2022, in piena crisi energetica e alimentare seguita all’ invasione russa dell’Ucraina. Ma è superiore del 7,6% rispetto a luglio 2024.
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