L’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti frena bruscamente, colpito dall’incertezza legata all’evolversi della situazione internazionale e dalle minacce di nuovi dazi avanzate dal Presidente Trump. A maggio la crescita si è praticamente fermata, attestandosi a un modesto +0,4%, con dati negativi su tutte le principali filiere del Made in Italy, dal vino all’olio, dai formaggi fino alla passata di pomodoro. A lanciare l’allarme è Coldiretti, sulla base dei dati Istat diffusi oggi in occasione dell’Assemblea nazionale a Roma, momento di confronto sul futuro dell’agricoltura italiana ed europea anche alla luce del taglio del 20% dei fondi Pac 2028-2034.
Dopo un avvio d’anno positivo, con una crescita media delle esportazioni dell’11% nel primo trimestre, l’impatto dei dazi americani si è fatto sentire a partire da aprile – mese in cui sono entrati in vigore i dazi aggiuntivi al 10% – con un rallentamento al +1,3%, fino all’ulteriore frenata di maggio. A pesare è stato anche l’effetto cumulativo di queste nuove tariffe su quelle già esistenti, che colpiscono duramente alcune delle filiere simbolo del Made in Italy: secondo Coldiretti, i formaggi italiani scontano oggi un dazio del 25%, il pomodoro trasformato e le confetture del 22%, i vini intorno al 15% e la pasta farcita al 16%.
Il bilancio di maggio è pesante: crollano le esportazioni di olio extravergine d’oliva (-17%), formaggi (-4%) e pomodoro trasformato (-17%). Solo il vino mostra un timido recupero (+3%) dopo il dato negativo registrato ad aprile.
«La diminuzione dei consumi sul mercato americano – ha spiegato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – non è data solo dall’incertezza dei dazi: c’è l’inflazione in aumento e c’è anche una svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro che rende i nostri prodotti più cari. Se andiamo a sommare tutto questo al 30% di dazi minacciato ora in particolare sugli alimentari abbiamo un effetto quasi insostenibile per la nostra economia, visto che per l’agroalimentare il mercato Usa è il secondo per importanza a livello globale. Detto ciò, mi pare chiaro che la risposta non possano essere i controdazi bensì un accordo tra pari».
Non meno critico il segretario generale Vincenzo Gesmundo, che denuncia l’assenza di una strategia europea capace di tutelare il settore: «Serve trovare un accordo che tuteli le nostre imprese senza fare cedimenti sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare, con un cambio di passo rispetto a una situazione attuale dove la presidente della Commissione Ue Von der Leyen non si è letteralmente vista, incapace di mettere sul piatto le numerose aperture e concessioni fatte agli Usa negli ultimi mesi su molteplici fronti, a partire dal forte aumento del contributo europeo alle spese Nato – denuncia il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo – Ci ritroviamo così a vivere una situazione paradossale e asimmetrica nei nostri rapporti con l’America che rischia di infliggere un colpo mortale al nostro export».
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