Cresce l’attesa per il primo agosto, data fissata dall’amministrazione statunitense per l’entrata in vigore dei nuovi dazi sui prodotti europei. Ma la minaccia di una guerra commerciale ha già iniziato a produrre danni all’economia italiana. Secondo Confesercenti, la sola incertezza generata dagli annunci del tycoon de dai suoi negoziatori ha già provocato un deterioramento delle previsioni di crescita: il Pil è stato ridotto di 5,7 miliardi rispetto alle stime formulate a inizio anno, con il rischio di un ulteriore ribasso di 2 miliardi già nel secondo semestre.
Rallenta la crescita del Pil
È il primo “effetto dazio”, figlio di un’attesa tesa e di scenari ancora appesi alle decisioni di Washington. Il clima di instabilità generato dai possibili dazi ha costretto a rivedere al ribasso i documenti di programmazione economica, nonostante questi continuino a incorporare una lieve accelerazione del Pil tra il 2025 e il 2026. Le nuove stime parlano di una crescita limitata allo 0,5% nel 2025 e allo 0,4% nel 2026, a fronte delle previsioni iniziali che indicavano rispettivamente +0,6% e +0,8%.
Le esportazioni sarebbero le prime vittime. Anche in assenza dei dazi al 30%, l’aumento dell’indeterminatezza potrebbe determinare un calo dello 0,3% delle vendite all’estero già nel 2024, con una perdita di altri 2 miliardi. Ma se i dazi venissero confermati, l’impatto sarebbe ben più grave. Secondo Confesercenti, l’ipotesi di tariffe al 30% su larga parte delle merci europee si tradurrebbe in una contrazione di 20 miliardi dell’export Made in Italy nel 2026. Una mazzata che innescherebbe un effetto domino su tutto il sistema economico. Il tasso di disoccupazione salirebbe dal 6,3% previsto inizialmente al 6,9%, mentre i consumi interni – già fiaccati dal rallentamento – perderebbero 10 miliardi, con una crescita ferma allo zero.
Accelera l’inflazione
Sul fronte dei prezzi, l’inflazione subirebbe un’accelerazione: dal 2,1% stimato per il 2026 si salirebbe al 2,3%, effetto diretto dell’instabilità e dei rincari sulle importazioni. Ma a preoccupare è anche il turismo. Il contestuale indebolimento del dollaro, previsto come conseguenza indiretta dell’irrigidimento dei rapporti commerciali, potrebbe ridurre drasticamente l’arrivo di visitatori statunitensi in Italia, con ulteriori ripercussioni su settori chiave come alberghi, ristorazione e servizi culturali. Il vero impatto, però, si misura sul clima di fiducia. “Al di là delle legittime posizioni sul da farsi, la questione dei dazi USA porta con sé un netto deterioramento del clima di fiducia. In questa crescente incertezza, che è il peggior nemico dell’economia, pesa anche la sensazione di una crescente distanza tra Europa e Stati Uniti: da amici a diffidenti, quasi avversari. Si tratta di uno scenario che non può che destare forti preoccupazioni, e che ci auguriamo possa essere definitivamente scongiurato, senza un inasprimento della guerra commerciale”, scrive Confesercenti.
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