Afflussi da capogiro nelle università europee dagli Stati Uniti. L’Unione sta registrando, come riferito da Financial Times, un volume mai visto prima di richieste di richieste di finanziamento da parte dei ricercatori statunitensi. Tagli e attacchi dell’amministrazione americana stanno causando un enorme flusso di studiosi dritti nelle accademie del Vecchio continente. A rivelarlo sono i dati della Commissione europea: nel 2025 le università europee hanno registrato il triplo delle candidature rispetto al 2024.
“Non è una buona notizia ciò che sta accadendo oltreoceano”, ha commentato al Financial Times la commissaria europea alla Ricerca Ekaterina Zaharieva. “Non celebriamo le difficoltà degli scienziati americani, ma vogliamo offrire loro la possibilità di proseguire il loro lavoro“.
I tagli di Washington hanno colpito duramente università e centri di ricerca, soprattutto nei campi della diversità e del cambiamento climatico. Trump ha sospeso miliardi di dollari di fondi federali e imposto controlli più stringenti su governance e trasparenza. Il Consiglio europeo della ricerca ha ricevuto quest’anno 4.807 domande di sovvenzione per ricercatori all’inizio carriera, in crescita del 22% rispetto al 2024. Di queste, 169 provenivano dagli Stati Uniti, quasi tre volte più dell’anno precedente. Le richieste per le borse destinate a studiosi senior sono aumentate del 31% in un solo anno e dell’82% rispetto al 2023.
Anche le borse post doc Marie Skłodowska-Curie hanno registrato un record storico: oltre 17mila candidature, il numero più alto nei quarant’anni di storia dei programmi quadro europei.
Il fenomeno si inserisce nella strategia “Choose Europe”, lanciata a maggio da Zaharieva per rendere l’Unione più attrattiva per ricercatori e imprese innovative. In questo contesto rientra anche la creazione del fondo Scaleup Europe, concepito per finanziare aziende europee in settori strategici come intelligenza artificiale, quantistica, semiconduttori e biotecnologie.
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