Approvazione del Parlamento europeo entro il prossimo anno, primi test nel 2027 ed emissione nel 2029. La strada verso l’euro digitale sembra essere già tracciata con la spinta della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e della Banca d’Italia come indiscussa protagonista. Il governatore Fabio Panetta ha seguito il progetto fin dai suoi primi vagiti, lasciando poi il testimone nel direttivo Bce a Piero Cipollone. Tutto tranquillo, quindi? Neanche per sogno. A margine dell’ultima riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, che si è svolta a Firenze lo scorso 30 ottobre, c’era fiducia circa la possibilità di raggiungere l’accordo politico sulla cornice della nuova valuta digitale. Secondo quanto Moneta è riuscita a raccogliere, i nodi della trattativa che si sta svolgendo in questi mesi sono essenzialmente due e riguardano molto da vicino le banche: quanto guadagneranno gli intermediari, ovvero le banche, che sovrintenderanno i pagamenti con l’euro digitale? E a quanto ammonterà il tetto massimo di euro digitali che un cittadino potrà detenere? Una volta trovata l’intesa su questi punti, anche le lobby bancarie dei singoli Paesi daranno il benestare e di conseguenza l’accordo politico si troverà in tempi brevi.
La Germania
Partendo dalla seconda questione, nelle ultime settimane sono circolate stime di un tetto massimo di 3mila euro digitali che si possono tenere nel proprio portafoglio digitale (il cosiddetto wallet, che sarà in un’app proprietaria della Bce alla cui realizzazione parteciperanno le italiane Almaviva e Fabrick). La cifra però non è ben vista dalle piccole banche regionali tedesche, da sempre contrarie al progetto euro digitale, che temono di trovarsi a corto di depositi. L’asticella dovrà quindi abbassarsi per riuscire a trovare un compromesso: la sensazione è che un punto d’incontro sarà tra 1.000 e 2.000 euro.
Quanto al primo nodo, la volontà è che l’euro digitale costi meno di qualsiasi operazione condotta con operatori stranieri come Visa e Mastercard. Su un pagamento di 100 euro, del resto, si può stimare che un commerciante debba versare complessivamente commissioni che vanno da 1 a 3 euro. L’obiettivo è che pagare in euro digitali costi meno, con le commissioni a Visa e Mastercard che sparirebbero e quelle richieste dalle banche più basse di quelle attuali.
Il fatto è che nel mondo bancario le perplessità sono diverse, tanto che sono circolate cifre astronomiche circa i costi di adattamento dell’ecosistema bancario: un report di PwC commissionato dagli stessi istituti li ha stimati in 30 miliardi, mentre la Banca centrale europea ha calcolato gli oneri in circa 6 miliardi. Inoltre, secondo l’europarlamentare spagnolo Fernando Navarrete, incaricato dal Parlamento di redigere un report per valutare l’euro digitale pubblicato lo scorso 3 novembre, «l’euro digitale non offre alcun valore aggiunto per i consumatori». Pertanto, andrebbe utilizzato solo offline, al posto di banconote o monete e non per le transazioni online, le quali rischierebbero di creare «un ecosistema di pagamenti paralleli che impedisce alle soluzioni private» di crescere di dimensioni.
Negli auspici l’infrastruttura permetterà all’Europa di fare un salto geopolitico in avanti. Parlando con persone vicine al dossier, spesso si tocca il tema della necessità di un’infrastruttura di pagamenti proprietaria in un’epoca in cui il contante diventerà residuale. Oltre al fatto che nei Paesi dell’area euro oltre due terzi dei pagamenti passa attraverso circuiti stranieri. In alcuni Paesi, non ci sono alternative ai grandi provider americani. Questo è un problema in un mondo dove gli Stati Uniti sono diventati più imprevedibili: «E se un giorno qualcuno si svegliasse e decidesse di alzare enormemente le commissioni sui pagamenti come arma di pressione negoziale?», è una delle domande ricorrenti che si fanno tutti coloro che sostengono il progetto euro digitale.
Paracadute
Non solo: in epoca di guerra ibrida, dove gli attacchi alle infrastrutture di pagamento non sono solo possibili, ma anche probabili, avere l’euro digitale costituirebbe un paracadute. Già perché le transazioni con euro digitale potranno essere realizzate anche senza la connessione internet, passando da un cellulare all’altro. Questo fa sì che in causo di blackout dell’infrastruttura di pagamento, le persone potrebbero comunque pagare.
C’è poi un’ulteriore minaccia alle porte. Attraverso il Genius Act, negli Stati Uniti si è di fatto dato impulso alla generazione delle cosiddette stablecoin: vale a dire criptovalute ancorate al valore del dollaro che potrebbero essere presto esportate in tutto il globo per la loro facilità di utilizzo nei pagamenti all’estero. Uno scenario di questo tipo potrebbe far perdere peso all’euro come moneta negli scambi globali e rendere più difficile per le Banche centrali la trasmissione della loro politica monetaria, che si svolge attraverso le leve tradizionali dei tassi d’interesse o l’aumento o riduzione di titoli di Stati posseduti dalla Banca centrale. Avere quindi un’alternativa in euro, utilizzabile per i pagamenti tra tutti i Paesi dell’eurozona senza intermediari e a costi ridotti, secondo gli esperti della Banca centrale europea, è quanto meno necessario.
Secondo quanto stimato dalla stessa Bce, il costo finale dell’euro digitale – per il suo sviluppo e la sua gestione – sarà intorno a 1,3 miliardi di euro fino alla prima emissione. Mentre per quanto riguarda i costi operativi annuali sono previsti essere di circa 320 milioni di euro. Ma di là dei costi, importanti ma non insostenibili, interessanti saranno le ricadute sul mercato all’arrivo dell’euro digitale. Alcuni provider di pagamenti dal funzionamento simile, come per esempio l’unicorno italiano Satispay, potrebbero trovare un competitor pubblico a basso costo in grado di spingerli fuori dal mercato. Certo, potrebbe non essere una buona notizia anche per le banche tradizionali, che si troverebbero a racimolare meno commissioni sui pagamenti. Per questo e per altri motivi, quindi, il negoziato sull’euro digitale non può ancora essere dato per concluso. E non sarà facile trovare un punto mediano.
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