Ad agosto l’attività economica della zona euro ha registrato la crescita più rapida degli ultimi 15 mesi, sostenuta dal primo aumento dei nuovi ordini da maggio 2024. Lo evidenziano i dati dell’indagine mensile condotta da S&P Global e diffusa oggi, che confermano un miglioramento generalizzato delle condizioni aziendali nonostante il permanere di segnali di debolezza nelle esportazioni.
L’indice HCOB Flash eurozone composite purchasing managers’ Index (Pmi), che sintetizza l’andamento dei settori manifatturiero e dei servizi, è salito a 51,1 punti ad agosto, in leggero progresso rispetto ai 50,9 di luglio. Si tratta del terzo incremento consecutivo e del livello più alto dall’aprile 2024. Il risultato ha sorpreso gli economisti, che in un sondaggio Reuters avevano previsto un arretramento a 50,7.
Il Pmi è considerato un indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia: valori superiori a 50 segnalano espansione, mentre quelli inferiori indicano contrazione. Il dato di agosto conferma quindi un rafforzamento, seppur moderato, del ciclo economico dell’area euro. Il miglioramento è stato trainato soprattutto dalla dinamica dei nuovi ordini, tornati in crescita dopo tre mesi consecutivi di calo.
A marzo la Germania ha messo a segno la crescita più sostenuta, trainata dall’espansione del comparto manifatturiero. Nell’intera area euro, intanto, le imprese hanno continuato ad assumere per il sesto mese consecutivo, con un ritmo di creazione di posti di lavoro che non si vedeva da giugno 2024. L’occupazione è aumentata soprattutto nei servizi, mentre l’industria manifatturiera ha proseguito con i tagli al personale. Ad agosto si sono però intensificate le pressioni inflazionistiche. I costi dei fattori produttivi sono cresciuti al tasso più alto degli ultimi cinque mesi, mentre nei servizi l’inflazione dei costi ha accelerato fino a toccare il massimo da marzo. Anche i prezzi alla produzione hanno registrato un’accelerazione, segnando l’aumento più rapido degli ultimi quattro mesi nell’intero blocco dell’eurozona.
In questo contesto, l’istituto guidato da Christine Lagarde sembra orientato a non intervenire con nuovi tagli dei tassi, nonostante l’ombra di un rallentamento economico nei prossimi mesi. A Ginevra la presidente della Bce si è infatti espressa sulle aliquote tariffarie concordate con Donald Trump, evidenziando come siano più alte rispetto a quanto stimato. Questo, secondo Lagarde, sarà messo in conto “nelle nuove proiezioni di settembre che guideranno le nostre decisioni nei prossimi mesi”. Dal palco del World economic Forum Lagarde ha dichiarato che “secondo le proiezioni di giugno dell’Eurosistema, si prevede un rallentamento della crescita nel terzo trimestre”.
Nel frattempo rimane stabile l’inflazione, che secondo Eurostat resta stabile al 2 per cento a luglio nell’Eurozona, lo stesso livello registrato a giugno, con il contributo principale che arriva dai servizi, con un impatto di +1,46 punti percentuali, seguiti da alimentari, alcol e tabacco, con +0,63 punti, beni industriali non energetici con +0,18 punti, mentre l’energia segna un calo di -0,23 punti.
Su base mensile non si registrano variazioni, contro il +0,3 per cento del mese precedente. L’inflazione “core”, che esclude le componenti più volatili come energia, cibi freschi, alcol e tabacco, cresce del 2,3 per cento su base annua, in linea con la stima preliminare e identica a giugno. La variazione mensile è negativa per -0,2 per cento, contro il +0,4 per cento del mese prima.
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