Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, nel 2025 i contribuenti italiani hanno impiegato 156 giorni di lavoro per onorare tutte le richieste del fisco. Solo dal 6 giugno in poi – e fino al 31 dicembre – cittadini e imprese lavorano per sé stessi e per la propria famiglia.
Un esercizio di calcolo che, come sottolinea la Cgia, serve a misurare “in un modo del tutto originale il peso fiscale che grava sugli italiani”. Le entrate fiscali, infatti, sono indispensabili per pagare i dipendenti pubblici, garantire sanità, istruzione, trasporti e sicurezza.
Un “esercito” di evasori
Il peso delle tasse resta particolarmente elevato anche a causa dell’evasione fiscale. “In Italia, purtroppo, i contribuenti onesti versano molte tasse perché ci sono tante persone che non le pagano o lo fanno solo parzialmente”, spiega la CGIA.
Secondo le ultime stime Istat (2022), sono quasi 2,5 milioni le persone occupate irregolarmente: uomini e donne che lavorano in nero, senza contratto o senza partita Iva.
Il primato assoluto spetta alla Lombardia con 379.800 irregolari, seguita dal Lazio (319.400) e dalla Campania (270.200). Se si guarda invece al tasso di irregolarità, in testa c’è la Calabria (17,1%), seguita da Campania (14,2%), Sicilia (13,6%) e Puglia (12,6%). La media nazionale è del 9,7%.
Tasse più leggere solo con Berlusconi
Analizzando gli ultimi trent’anni, il record positivo si registra nel 2005, durante il governo Berlusconi, quando la pressione fiscale scese al 38,9% del Pil. In quell’anno bastarono 142 giorni di lavoro per “liberarsi” dal fisco, 14 in meno rispetto al 2025.
Il picco negativo, invece, è del 2013, durante l’esecutivo Monti (poi sostituito da Letta), quando la pressione fiscale toccò il 43,4%, il livello più alto di sempre.
Pressione fiscale in crescita, ma solo “sulla carta”
Per il 2025 il Documento di Economia e Finanza stima una pressione fiscale al 42,7% del Pil, in lieve aumento rispetto al 2024 (+0,1). Tuttavia, avverte la Cgia, si tratta di un effetto statistico: la sostituzione della decontribuzione con il nuovo “bonus” Irpef per i redditi più bassi ha spostato contabilmente parte delle agevolazioni dal lato delle entrate a quello della spesa.
Se si tenesse conto di questa correzione, la pressione fiscale reale scenderebbe al 42,5%.
Un aumento quasi irrilevante di nuove tasse
Secondo la Cgia, l’incremento del prelievo fiscale non è legato a un reale aumento delle imposte, quanto a modifiche legislative ed effetti economici (aumento degli occupati, incrementi salariali, arretrati).
Le principali nuove misure fiscali introdotte negli ultimi due anni includono:
- aumento della tassazione sui tabacchi e di alcune aliquote Iva;
- inasprimento della tassazione sulle cripto-attività;
- riduzione delle detrazioni per ristrutturazioni edilizie ed efficienza energetica dal 2025;
- limitazioni alle detrazioni per redditi elevati.
Italia tra i Paesi più tassati d’Europa
Nel confronto europeo, l’Italia resta ai vertici della classifica fiscale. Nel 2024 il nostro Paese ha registrato una pressione fiscale del 42,6% del Pil, sesto posto nell’Ue.
Davanti a noi Danimarca (45,4%), Francia (45,2%), Belgio (45,1%), Austria (44,8%) e Lussemburgo (43%). Rispetto alla Germania il divario è di +1,8 punti, mentre con la Spagna sale a +5,4.
Solo la Francia ha una pressione fiscale superiore alla nostra. La media europea è più bassa di 2,2 punti percentuali.
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