Dopo una maratona negoziale durata oltre ventiquattro ore, i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea hanno trovato un accordo sul nuovo obiettivo climatico al 2040. L’intesa, raggiunta a maggioranza qualificata, prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990, introducendo però una serie di flessibilità per rendere la traiettoria meno rigida e più sostenibile per i diversi Stati membri.
Al termine del Consiglio Ue Ambiente a Bruxelles, il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha commentato positivamente il risultato, definendolo “un buon compromesso”. Secondo il titolare dell’Ambiente, il testo approvato “ha riconosciuto che le istanze che portavamo avanti come Italia insieme ad altri Paesi erano rilevanti, importanti ed equilibrate”. Fra i punti di maggiore interesse per Roma, il ministro ha evidenziato “il rinvio di un anno dell’attuazione dell’Ets, il riconoscimento dei biocarburanti e l’aumento al 5% dei crediti di carbonio internazionali da contabilizzare nel target, con un ulteriore 5% di crediti domestici”.
Il pacchetto concordato introduce infatti la possibilità per gli Stati membri di utilizzare fino al 5% di crediti internazionali di alta qualità per soddisfare i propri obiettivi climatici dopo il 2030. Tale clausola di flessibilità, inserita su esplicita richiesta dell’Italia, consente di contabilizzare questi crediti a partire dal 2036, con una fase pilota tra il 2031 e il 2035. In parallelo, il nuovo Ets 2 — che estenderà il mercato europeo delle quote di emissione ai trasporti stradali e al riscaldamento degli edifici — entrerà in vigore nel 2028, un anno dopo quanto previsto inizialmente.
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Il compromesso raggiunto introduce anche una revisione biennale della legge climatica, che permetterà alla Commissione di valutare i progressi verso la decarbonizzazione, tenendo conto delle evoluzioni tecnologiche, degli impatti sociali e occupazionali e delle sfide per la competitività industriale europea. Nella revisione dovranno essere considerate anche la povertà energetica, i costi per le famiglie e la capacità difensiva dell’Unione, mantenendo comunque “gli incentivi alla decarbonizzazione industriale”.
Un altro punto qualificante riguarda il riconoscimento del ruolo dei carburanti a zero e basse emissioni di carbonio nella transizione dei trasporti. Come ha spiegato una fonte della presidenza danese, la Commissione dovrà “tenere conto del ruolo dei carburanti a zero emissioni di carbonio e rinnovabili nella decarbonizzazione dei trasporti”, un passaggio che recepisce le richieste di diversi Paesi, tra cui l’Italia, favorevoli a un approccio tecnologicamente neutro.
Il mandato negoziale prevede inoltre un dialogo strategico post-2030 con industria e trasporti per definire insieme la traiettoria verso la neutralità climatica, promuovendo una maggiore flessibilità sia tra i settori sia al loro interno, al fine di sostenere un approccio efficiente in termini di costi.
In sintesi, il compromesso sul target 2040 segna un passo avanti nel percorso europeo verso la neutralità climatica, ma con un’impronta più pragmatica e attenta alla competitività economica e alla sostenibilità sociale. Come ha rimarcato Pichetto Fratin, “si tratta di un accordo che tiene conto delle nostre esigenze e che consente una transizione più equilibrata per cittadini e imprese”.
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