Nel 2025 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nelle pubbliche amministrazioni raggiungerà 201 miliardi di euro, con un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente. Lo rileva la Corte dei Conti nella Relazione sul costo del lavoro pubblico 2025 che offre al Parlamento un quadro organico sull’andamento della spesa e sullo stato del personale della PA.
Secondo le proiezioni, l’aumento sarà costante anche negli anni successivi: +2,4% nel 2026, +0,5% nel 2027 e +1,7% nel 2028. Le cifre riflettono le risorse già stanziate dalla legge di Bilancio per i prossimi rinnovi contrattuali, con l’obiettivo di mantenere il potere d’acquisto delle retribuzioni in linea con l’inflazione.
Le retribuzioni medie lorde nel 2023 sono state pari a 39.890 euro, con un incremento del 3,1% rispetto al 2022. I valori variano sensibilmente tra i settori: si va dai 33.124 euro dell’Istruzione e Ricerca ai 52.469 euro dei comparti autonomi. Le Funzioni centrali si attestano a 41.710 euro (+6%), mentre la Sanità arriva a 43.883 euro (+1,8%).
La Corte segnala come, nell’ultimo decennio, le retribuzioni siano rimaste sostanzialmente allineate con l’inflazione, con un calo generalizzato del potere d’acquisto registrato soprattutto nel biennio 2022-2023, a causa della forte crescita dei prezzi legata alle tensioni internazionali.
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Tuttavia, l’analisi evidenzia anche criticità strutturali del comparto pubblico: l’età media del personale è elevata, a causa di un lungo periodo di mancato ricambio generazionale iniziato nel 2009. Solo di recente, anche grazie agli investimenti legati al Pnrr, si è avviato un processo di ringiovanimento della forza lavoro, ma la Corte avverte che serviranno ancora diversi anni prima di vederne effetti significativi.
Particolare attenzione viene dedicata al tema del lavoro a distanza, che dopo l’emergenza pandemica è diventato una modalità ordinaria in molte amministrazioni. La Corte invita a “valutare con attenzione” l’utilizzo dello smart working, che deve rappresentare non solo un’opportunità per i lavoratori, ma anche un elemento di miglioramento dell’organizzazione e della qualità dei servizi pubblici.
Infine, viene sottolineato il ruolo centrale della contrattazione collettiva, alla quale è affidata la regolazione dei rapporti di lavoro e la gestione delle politiche retributive. Per il triennio 2022-2024 sono previste risorse che garantiranno una crescita media delle retribuzioni pari al 5,78% a partire dal 2025.
Nel complesso, il report restituisce l’immagine di una pubblica amministrazione in trasformazione, che cerca un equilibrio tra sostenibilità economica, qualità dei servizi, rinnovo generazionale e innovazione organizzativa. Una sfida che richiederà, secondo la Corte, investimenti mirati, programmazione e pieno utilizzo delle risorse disponibili.
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