Dallo spread al mercato del lavoro, passando per il boom delle esportazioni. A 1.000 giorni dall’insediamento del governo Meloni, il quadro economico italiano mostra numerosi segnali di forza. ieri la premier ha rimarcato che il dato di cui è più orgogliosa è che “in media in ognuno di questi mille giorni sono stati creati più di mille posti di lavoro nuovi e a tempo indeterminato, per un totale di oltre un milione“.
Un’analisi del Centro studi di Unimpresa, pone l’accento su dieci indicatori chiave raccontano la traiettoria dell’economia in questi mille giorni, a partire dallo spread. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, termometro della fiducia dei mercati, è infatti sceso sotto i 90 punti base. C’è poi il tasso di disoccupazione, calato al 6,5% a maggio 2025, toccando un minimo del 6,2% a fine 2024, con 85mila nuovi occupati nel solo trimestre novembre-gennaio. «Pur in un contesto internazionale complesso e incerto, segnato da conflitti geopolitici, tensioni commerciali e pressioni inflazionistiche globali, l’economia italiana mostra oggi fondamentali più solidi rispetto a tre anni fa. I mille giorni del governo guidato da Giorgia Meloni coincidono con una fase di riequilibrio strutturale del quadro economico nazionale. Lo dimostrano la riduzione dello spread, il controllo dell’inflazione, la crescita dell’occupazione e la ripresa degli investimenti produttivi, specie grazie all’attuazione del Pnrr e ai nuovi strumenti di politica industriale. A tutto ciò si aggiunge una rinnovata fiducia dei mercati internazionali nella stabilità del nostro Paese, che ha contribuito a contenere il costo del debito pubblico e a rafforzare la credibilità istituzionale dell’Italia in ambito europeo. Ora la sfida più importante – per il governo, per le imprese e per le parti sociali – è trasformare questi progressi in risultati duraturi, capaci di generare crescita inclusiva, occupazione stabile e maggiore competitività del nostro sistema produttivo», commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Ecco nel dettaglio i numeri concreti, i dieci indicatori chiave selezionati da Unimpresa:
1. Spread ai minimi da anni
Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi è stabilmente sotto quota 90: oggi si attesta a 86 punti base, contro i picchi di oltre 250 registrati nell’estate 2022. Un risultato che è lo specchio della rinnovata fiducia dei mercati nella tenuta dei conti pubblici e nella stabilità politica. Il rendimento del decennale è sceso al 3,61%, riducendo anche il costo del debito.
2. Disoccupazione in netto calo
Il tasso di disoccupazione si è riportato ai livelli precrisi finanziaria globale: 6,5% a maggio 2025, dopo aver toccato l’8,1% nel 2022. Il dato di dicembre 2024, 6,2%, segna un minimo assoluto dal 2008. In parallelo, cresce il numero degli occupati, con 85mila nuovi posti nel trimestre novembre-gennaio, segno di un mercato del lavoro vivace e in assorbimento.
3. Inflazione sotto controllo
Dopo le turbolenze del biennio post-pandemico, con picchi superiori all’8%, l’inflazione è tornata su livelli fisiologici: 1,7% a giugno 2025, molto vicina all’obiettivo di medio periodo della BCE (2%). La discesa dei prezzi energetici e la tenuta della domanda interna hanno favorito questo ritorno alla normalità.
4. PIL in crescita costante
L’economia italiana non corre, ma prosegue una crescita regolare e non episodica: il pil è aumentato dello 0,3% nel primo trimestre 2025, dopo una crescita annua dello 0,5% nel 2024. Rispetto al rallentamento del 2023, il 2025 si è aperto con un ritmo di espansione più sostenuto, supportato soprattutto da export e investimenti.
5. Consumi in ripresa
La spesa delle famiglie, penalizzata dall’inflazione nei due anni precedenti, ha ripreso slancio. Nel primo trimestre del 2025, i consumi finali sono cresciuti dello 0,2% congiunturale, migliorando rispetto al +0,1% del trimestre precedente. È un segnale positivo di fiducia da parte delle famiglie, sostenuta anche da una maggiore stabilità dei prezzi.
6. Export competitivo e territoriale
L’export cresce in valore e si amplia nella distribuzione geografica. A maggio 2025 le esportazioni hanno toccato 55 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 52,9 miliardi di aprile. Particolarmente rilevante la performance del Mezzogiorno, con un balzo del +9,8% nel primo trimestre, superiore alla media nazionale. Segnali di un riequilibrio tra le aree del Paese.
7. Investimenti in accelerazione
Gli investimenti fissi lordi sono aumentati dell’1,6% nel primo trimestre 2025. Le previsioni per l’intero anno indicano una crescita dell’1,2%, che dovrebbe salire all’1,7% nel 2026. La componente pubblica, spinta dal Pnrr e dal nuovo piano Transizione 5.0, traina gli investimenti privati e accende aspettative di crescita futura.
8. Debito pubblico sotto controllo
Il debito resta sopra i 3.000 miliardi di euro, ma il rapporto debito/pil si mantiene stabile al 134,6%, in lieve discesa rispetto al picco pandemico. Il contenimento dello spread e la crescita nominale del pil contribuiscono al rallentamento dell’accumulazione di debito.
9. Finanza pubblica in miglioramento strutturale
Il saldo delle amministrazioni pubbliche ha registrato un indebitamento netto pari al -8,5% del pil nel primo trimestre 2025, in linea con l’anno precedente. Ma il dato annuale 2024 è migliorato fino al -3,4%, indicando una direzione chiara verso la convergenza ai parametri europei. La sfida, ora, sarà proseguire questo trend anche nel 2026.
10. Clima di fiducia più solido
La combinazione di inflazione in calo, disoccupazione contenuta, investimenti in crescita e spread sotto controllo ha contribuito a rafforzare la fiducia di famiglie e imprese. L’Italia resta esposta a variabili internazionali – guerre, tassi, mercati – ma ha dimostrato, in questi mille giorni, di saper navigare l’incertezza con maggiore equilibrio rispetto al passato.
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