Il sogno era una Boqueria, il mercato simbolo di Barcellona, rivisitata in salsa pugliese nel cuore di Bari. Ma il disegno coltivato per anni da Michele Emiliano, il governatore uscente, e Antonio Decaro, ex sindaco della città, di rilanciare l’edificio che un tempo ospitava il mercato del pesce si è trasformato in un flop: il progetto è stato abbandonato. Si vagheggiava di banchi e cucine per creare un nuovo polo di attrazione turistica, la realtà è un cantiere impantanato. Chi resta deve raccogliere i cocci e giustificare lo spreco di soldi: il progetto era stato finanziato con circa 6,4 milioni di euro dal ministero della Cultura. Il primo bando da circa 5 milione risale al 2015, quando alla guida del dicastero c’era Dario Franceschini. Al finanziamento originale se ne è poi dovuto aggiungere un altro da 1,4 milioni. Costo totale per la collettività: oltre 6,4 milioni di euro.
A piantare l’ultimo chiodo nella bara è stato il nuovo cittadino, sempre in quota Pd, con una tempistica che amplifica ancora di più la figuraccia nel feudo rosso: il 23 e 24 novembre si voterà per il nuovo presidente della Regione. A sfidare il candidato del centrodestra, Luigi Lobuono, sarà proprio Decaro, che solo un anno fa si era aggiudicato una poltrona-ponte all’Europarlamento.
La vicenda inizia nel febbraio 2015. I lavori portano via sette anni: nello storico edificio sul mare, progettato nel 1837 dall’architetto Vincenzo Capirri come porticato destinato alla vendita di pesce e frutta, al piano terra doveva risorgere il mercato, con tanto di cucina per un’area ristorazione. Al piano superiore, invece, era previsto uno spazio espositivo. Il progetto faceva parte di un piano di rilancio più ampio, tanto che l’edificio venne inserito nel Polo delle Arti contemporanee, di cui fanno parte anche lo Spazio Murat e il Teatro Margherita (che dovrebbe riaprire entro fine anno), attraverso l’accordo siglato nel febbraio 2015 da Comune di Bari, Regione Puglia e ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (l’ex Mibact, oggi diventato Mic).
Leggi anche:
Altro che capitale della musica. L’ex Campovolo resta un flop
Salone Nautico, Genova vira per non affondare: l’evento torna a ottobre
Nel 2022, inaugurazione e taglio del nastro con tutti i big locali. In prima fila l’allora sindaco Decaro, che si pavoneggiava: «È l’ultimo contenitore culturale che stiamo restituendo alla città». Pure Emiliano aveva fatto la ruota: «Questo è un sogno che era cominciato tanti anni fa: restituire alla pubblica fruizione questi luoghi che erano in totale degrado. L’arte contemporanea avrà a disposizione volumi molto importanti, tra il teatro Margherita e il piano superiore del Mercato del pesce. E potremo proseguire questa idea anche alla Caserma Rossani. Sono tutte idee e progetti a cui abbiamo lavorato negli anni, completando i lavori man mano, anche grazie al lavoro della Soprintendenza, con una rapidità che non abbiamo mai visto in un progetto di questa maestosità». In effetti, si prevedeva addirittura l’apertura di un roof garden sul tetto per ospitare eventi di vario tipo con vista sulla città.
Il Comune già che c’era annunciò un bando per la gestione del piano terra, quello che avrebbe dovuto ospitare il mercato dove degustare i vini e le eccellenze gastronomiche pugliesi. I banchi di vendita erano stati studiati in modo da avere l’affaccio sulla piazza e sul lungomare per accogliere i turisti in uno scenario unico.
Durante i lavori erano perfino emersi l’antica banchina del porto, munita di bitte d’attracco, e il sistema di canalizzazione delle acque verso il mare. I resti archeologici erano stati valorizzati da un cordolo in pietra calcarea e da una passerella per poterli attraversare.
Nessuno però, a quanto pare, si era preoccupato a sufficienza di un «piccolo» particolare: i lavori non erano finiti. Il polo era stato inaugurato, sì, ma con i cantieri ancora aperti. Il termine ultimo sarebbe dovuto essere il 2023, invece il progetto ha subito una brusca frenata. E oggi, con lo spazio al piano superiore da finire (sarebbe prevista una galleria lunga 30 metri per progetti espositivi e laboratori e ben otto residenze per ospitare gli artisti), il sogno della Boqueria pugliese è diventato un incubo. Meglio stoppare tutto e cercare di capire cosa si può realmente fare con l’edificio.
Leggi anche:
Maxi-vuoto d’aria al Marconi di Bologna. A puntellare i conti sono soste e mattone
Quando il dialetto pugliese batte lo humor inglese e diventa un brand
«Prima di poter decidere quale sarà il suo futuro», ha spiegato il Comune, «stiamo aspettando che siano completati i lavori del primo piano e stiamo sollecitando il sottosegretariato regionale affinché i tempi si abbrevino. Solo allora si potrà capire come rendere sostenibile l’utilizzo dell’area». Niente mercato, quindi, non oggi e probabilmente mai, perché «bisogna capire bene se gli spazi si prestano». Resta il mistero di cosa farsene del palazzo.
Intanto in città serpeggiano malumore e rimpianto. Il confronto con la vera Boqueria, d’altra parte, è impietoso: nel 2024 ha accolto 15,5 milioni di visitatori accorsi per mangiare, fare shopping e magari sperare di incontrare Ferran Adrià, lo chef super star che ama passeggiare per i banchi del mercato simbolo della Spagna.
© Riproduzione riservata