Cala l’inflazione, ma i suoi effetti continuano a condizionare i consumi. A maggio l’inflazione nell’area euro è scesa all’1,9%, in calo rispetto al 2,2% registrato ad aprile. Più significativa ancora la frenata dell’inflazione “core” – quella che esclude alimentari, alcol, tabacco ed energia – che passa dal 2,7% di aprile al 2,3% di maggio, segnalando un progressivo raffreddamento delle pressioni sui prezzi. Lo ha reso noto Eurostat, diffondendo un dato che ha sorpreso positivamente i mercati rivelandosi inferiore alle attese: le Borse europee hanno reagito con un miglioramento.
A livello settoriale, però, le dinamiche restano complesse. Il comparto alimentare, alcol e tabacco continua a trainare l’inflazione, con un incremento del 3,3% su base annua (in crescita rispetto al 3% di aprile), seguito dai servizi (+3,2%, ma in calo rispetto al +4% di aprile). Rimangono stabili i beni industriali non energetici (+0,6%), mentre il settore energetico continua la sua discesa (-3,6%).
Questo quadro macroeconomico si riflette chiaramente nelle scelte dei consumatori italiani, che stanno rivedendo profondamente le proprie abitudini d’acquisto. Secondo la 15ª edizione dell’EY Future Consumer Index, il 77% degli italiani ha modificato il proprio comportamento a causa dell’inflazione, privilegiando il valore e la convenienza rispetto alla fedeltà ai marchi tradizionali.
Il prezzo è diventato il criterio guida per il 79% dei consumatori italiani, mentre solo l’8% dichiara di sentirsi ancora legato a uno specifico brand. Un netto cambio di paradigma che si traduce in un maggiore ricorso ai prodotti a marchio del distributore (i cosiddetti private label), ormai percepiti come alternative valide e di qualità: il 60% degli italiani afferma che questi soddisfano le proprie esigenze quanto i prodotti di marca, e il 30% dichiara di non voler più tornare indietro.
Le categorie che vedono un maggior successo dei marchi del distributore includono bellezza, cura personale e cura della casa, settori un tempo dominati dai grandi brand. «In un contesto di elevata incertezza economica e instabilità geopolitica, i consumatori stanno ridefinendo le proprie priorità, orientandosi verso scelte più consapevoli e proiettate al valore», spiega Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector Leader di EY Italia. «La fedeltà al marchio lascia spazio alla ricerca di convenienza, qualità e trasparenza».
Anche il modo di fare la spesa si sta evolvendo: il 95% degli italiani prende le decisioni d’acquisto direttamente in negozio, dopo aver esplorato le diverse categorie, e il 40% riconosce l’impegno dei punti vendita nel creare esperienze significative e coinvolgenti.
Il rallentamento dell’inflazione offre certo una boccata d’ossigeno e dà segnali positivi prontamente colti dai mercati, ma non cancella gli effetti profondi che il caro vita ha avuto sui consumatori. In Italia, la crisi del potere d’acquisto ha accelerato una trasformazione strutturale: meno attaccamento ai marchi, più attenzione al prezzo
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