L’inflazione negli Stati Uniti per il mese di luglio ha mostrato segnali di stabilizzazione, con dati in linea con le attese del mercato. I prezzi al consumo sono saliti del 2,7% a luglio, sotto le attese degli analisti e allo stesso livello di giugno. In un’analisi di questo scenario, Pimco, una delle principali società globali di gestione degli investimenti obbligazionari, ha evidenziato alcuni sviluppi chiave nella dinamica dei prezzi e nelle prospettive di politica monetaria della Federal Reserve, guidata da Jerome Powell.
Leggi anche: Trump teme il mercato: “Powell resti alla Fed”
L’indice dei prezzi al consumo (Cpi) core – che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari – è cresciuto dello 0,3% su base mensile. Sebbene la cifra sia marginalmente superiore alle attese, secondo Pimco si tratta di una sorpresa al rialzo limitata, attribuibile principalmente alla volatilità nei servizi legati ai viaggi. “Il tasso di inflazione core su base annua è salito dal 2,9% al 3,1% e continuiamo a prevedere che raggiungerà un picco del 3,4% entro la fine dell’anno, man mano che i costi legati ai dazi saranno trasferiti sui consumatori“, si legge nell’analisi.
Dazi e trasferimento dei costi: impatto ancora limitato
Pimco sottolinea che uno dei fattori che influenzeranno l’inflazione nei prossimi mesi sarà il graduale trasferimento ai consumatori dei costi legati ai nuovi dazi imposti su alcune categorie di beni importati. Finora, molte imprese hanno preferito assorbire l’impatto tariffario senza aumentare sensibilmente i prezzi finali. Le ragioni di questa prudenza sono da ricercare in una combinazione di fattori, tra cui “margini aziendali iniziali sani, consumatori più sensibili ai prezzi e compensazioni fiscali per le imprese nella recente legislazione“. Si prevede che questo trasferimento dei costi accelererà nei prossimi mesi, contribuendo a spingere l’inflazione core verso un picco del 3,4% entro fine anno.
Le prossime mosse della Fed
Nonostante l’inflazione su base annua resti al di sopra del target del 2% fissato dalla Federal Reserve, l’insieme degli indicatori economici – inclusi i dati sui prezzi e le indagini sulla fiducia dei consumatori – suggerisce un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche e un rallentamento nel mercato del lavoro. In questo contesto, Pimco ritiene che la Fed possa avviare la normalizzazione della politica monetaria già a settembre con un primo taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base. “Continuiamo a prevedere due tagli di 25 punti base nella seconda metà dell’anno, seguiti da ulteriori tagli di 50 punti base nel 2026“, si legge ancora nell’analisi elaborata nelle scorse ore.
Leggi anche: Fed: la mossa a sorpresa di Powell che farà infuriare Trump
Il quadro delineato suggerisce una transizione graduale ma costante verso una politica monetaria meno restrittiva, in risposta a un’inflazione che si sta lentamente allineando agli obiettivi di lungo termine. Tuttavia, restano alcune incertezze, in particolare legate all’evoluzione delle tariffe commerciali e all’andamento della domanda interna. Le prossime decisioni della Fed saranno quindi condizionate dai dati macroeconomici in arrivo nei mesi autunnali.
© Riproduzione riservata