Francia fanalino di coda d’Europa: non solo Parigi è considerata ormai la grande malata per i suoi conti pubblici, come ha dimostrato la recente bocciatura da parte di Fitch, ma è la peggiore anche nella poco invidiabile classifica del carico fiscale.
Primato sicuramente molto amaro per i francesi che, con un prelievo pari al 45,2% del Pil, è come se lo scorso anno avessero versato 57 miliardi di tasse in più rispetto agli italiani.
Nessun altro Stato dell’Area Euro, sottolinea infatti la Cgia di Mestre, conta una pressione fiscale superiore a quella francese.
L’Italia, da poco promossa da Fitch, peraltro va ormai molto meglio della Francia e non solo nel rapporto con l’erario.
L’Italia continua a crescere con export record e disoccupazione in discesa
Per prima cosa la disoccupazione nello Stivale è di due punti percentuali più bassa rispetto a quella francese; lo scorso anno l’export italiano è cresciuto, superando i 33 miliardi di dollari e, nel frattempo, lo spread è vicino ai minimi storici con i conti pubblici in miglioramento. La Francia si trova invece sul lato opposto con deficit e debito pubblico che crescono.
Italia ancora in bilico, ma Pnrr e Zes Unica spingono verso il rilancio
Sia chiaro anche in Italia c’è ancora da lavorare su Pil e debito per tornare in “serie A” con le agenzie di rating, ma la strada imboccata è quella giusta. Anche grazie al contributo dei maxi-investimenti legati al Pnrr e alla Zes Unica, che stanno rilanciando il Mezzogiorno e riducendo un divario storico con il resto d’Italia e d’Europa.
Europa post-pandemia: L’Italia cresce, mentre la Germania è in crisi
Grazie alla spinta economica registrata nel biennio 2021-2022, l’economia italiana è inoltre quella che tra i principali paesi dell’UE è “uscita” meglio dalla crisi pandemica. Guardando infatti al periodo 2019-2024, l’Italia registra un +5,8% di crescita del Pil, contro il +4,3% francese e lo zero della Germania. Solo la Spagna (+6,8%) ha fatto meglio. Ma il dato più significativo è quello del Pil pro capite: l’Italia è cresciuta con un dato record del 7,2%, seguita da Spagna (3%), Francia (2,6%) e Germania che, invece di crescere, ha perso l’1,6%.
Un risultato che ha il potenziale di proiettare Roma in una posizione di leadership europea. Non si può però dimenticare che proprio Germania e Francia restano mercati cruciali per il nostro export, la loro fragilità non può quindi che essere fonte di preoccupazione per le imprese del made in Italy. Soprattutto mentre infuria la guerra commerciale innescata da Donald Trump.
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