La Federal Reserve ha approvato un nuovo allentamento della politica monetaria e ha ridotto i tassi di 25 punti base e portandoli al 3,50-3,75%. È il terzo intervento consecutivo in questa direzione. La decisione non è stata unanime: tre membri del Fomc (Federal Open Market Committee) hanno votato contro. Tra loro, Stephen I. Miran – proxy trumpiano – che anche questa volta avrebbe preferito una riduzione più marcata di mezzo punto percentuale.
“Il mercato del lavoro si sta gradualmente raffreddando mentre l’inflazione resta elevata“, così ha commentato il taglio il presidente della Fed Jerome Powell.
Il Fomc, nel valutare la portata e il momento di eventuali ulteriori mosse sul costo del denaro nel breve termine, terrà conto dell’evoluzione dei dati macroeconomici e della bilancia dei rischi. Il riferimento esplicito al momento dell’intervento lascia aperta la possibilità di una pausa già nella riunione di gennaio, in un contesto in cui lo shutdown ha limitato la disponibilità di informazioni aggiornate. Secondo le nuove previsioni della Fed l’inflazione è attesa restare saldamente sopra il 2% per i prossimi anni. La crescita è però prevista accelerare il prossimo anno al 2,3%, in rialzo rispetto all’1,8% stimato in settembre.
La politica monetaria non è su una “strada predefinita: decideremo di riunione in riunione” ha aggiunto Powell, sottolineando che le recenti riduzioni del costo del denaro dovrebbero aiutare a stabilizzare il mercato del lavoro.
Parallelamente, è ormai aperta la discussione per la scelta del prossimo presidente della banca centrale americana. Il mandato Jerome Powell scadrà a maggio e Donald Trump ha confermato l’avvio dei colloqui finali. Il primo incontro è previsto con l’ex governatore Kevin Warsh, mentre tra i nomi in valutazione figurano Kevin Hassett, considerato il favorito, insieme ai governatori Christopher Waller e Michelle Bowman e al manager di BlackRock Rick Rieder.
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