Banche dati, porti, aeroporti, dighe, reti energetiche, sistema sanitario. Il piano Crosetto per salvaguardare le infrastrutture energetiche del Paese è già realtà e, giorno dopo giorno, viene calibrato e tarato per rispondere alla potenziali minacce al Paese.
Alert che riguardano le infrastrutture fisiche, ma anche quelle intangibili come strategiche banche dati (di strutture sanitarie o Pa) che, ogni giorno, potrebbero essere oggetto di cyber attacchi. Per evitare tutto questo (e prevenire situazioni gravi) il governo ha lavorato negli ultimi mesi mettendo a punto una macchina di difesa, spesso invisibile, con il supporto delle primarie aziende del Paese che operano nel settore: Fincantieri e Leonardo in primis, ma anche colossi europei come Mbda e grandi gruppi di telecomunicazioni.
«Stiamo studiando delle misure per mettere in sicurezza non solo gli aeroporti, ma tutta l’Italia. Non vedo a breve minacce per gli aeroporti italiani, ma nel piano ci sono tutte le infrastrutture, che dovranno essere monitorate e protette in futuro, quindi anche gli aeroporti», ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, dalla base di Amari in Estonia, in merito ad eventuali piani anti droni per gli aeroporti italiani.
Una soluzione, quella dei droni che è sicuramente in campo. La prossima settimana, infatti, Fincantieri presenterà a La Spezia un nuovo drone subacqueo autonomo per la protezione e il monitoraggio underwater.
«I droni sono sicuramente un pezzo del puzzle», spiega una fonte di governo, «ma con essi ci sono sistemi anti missile, difesa aerea a 360 gradi, fucili a onde, tecnologia anti hacker e un aumento del pattugliamento fisico dei militari nei luoghi sensibili».
il rapporto
D’altra parte, secondo il rapporto Aused, realizzato da Certego, nel primo semestre 2025 i cyber attacchi alle aziende italiane sono cresciuti del 14%. La Cina resta la principale fonte delle minacce. Seguono Usa, Russia e India. Un campo di battaglia invisibile in cui la priorità da parte del governo sono soprattutto le banche dati delle amministrazioni e di enti cruciali come gli ospedali. Per quanto riguarda invece tutta la parte fisica, porti, aeroporti e infrastrutture energetiche si stanno blindando e trasformando, con il sostegno dei grandi player.
Ad esempio, Fincantieri è al lavoro in particolare sui porti considerati «obiettivi sensibili» perché vi transita oltre l’80% del commercio mondiale. Non solo. I porti italiani sono anche hub energetici e snodi per reti di cavi sottomarini strategici, da cui dipende la connettività digitale e la sicurezza nazionale. In quest’ottica, Fincantieri presidia due aree chiave per il futuro delle infrastrutture portuali: sicurezza portuale e digitalizzazione portuale. La prima gestita attraverso il polo tecnologico della subacquea, la seconda affidata a Fincantieri Ingenium, joint venture con Accenture, che rende i porti ecosistemi intelligenti, connessi e interoperabili.
Radar 4D e sistemi elettro-ottici ad alta definizione; barriere acustiche e idrofoni per il rilevamento subacqueo, sonar monostatici e droni Usv/Uuv, comunicazioni e stazioni di ricarica subacquee, centri di comando e controllo per early warning e gestione in tempo reale. Questi sono alcuni dei sistemi messi in campo dal gruppo di Pierroberto Folgiero per la protezione di porti e infrastrutture critiche, In superficie e sott’acqua. L’obiettivo è garantire continuità operativa e difendere asset strategici come banchine, aree di carico/scarico, cavi di comunicazione e dorsali energetiche.
Un caso concreto è in fase di definizione per il porto di Odessa. Prima del conflitto russo-ucraino, Odessa era il cuore marino dell’Ucraina e movimentava oltre il 60% delle esportazioni di cereali. Nonostante oltre 35 attacchi russi, 400 impianti danneggiati e 30 navi colpite, il porto ha mantenuto un traffico superiore ai livelli prebellici, con oltre 5.000 navi transitate tra agosto 2024 e aprile 2025 e una previsione di 700.000 teu (un teu corrisponde a un container lungo 6,1 metri) nel 2026. In questo contesto, Fincantieri ha sviluppato una proposta di «tutela»: un sistema modulare avanzato che potrebbe creare una «bolla di sicurezza marina» di 25 chilometri, proteggendo infrastrutture sottomarine, bacini e aree portuali, e integrando digitalizzazione avanzata e protezione multilivello.
il consorzio
Leonardo, da parte sua, sta supportando il governo nella difesa delle infrastrutture critiche attraverso soluzioni di cyber e physical security, comunicazioni mission-critical e tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, i droni e le piattaforme per la gestione di sistemi complessi. E così Mbda (consorzio Ue composto da Airbus, Bae systems e Leonardo) che sviluppa e produce sistemi missilistici e di difesa aerea, che possono essere impiegati per proteggere le infrastrutture critiche da attacchi aerei, incluse le minacce che provengono da droni o missili, in particolare sugli aeroporti: da quelli passeggeri a quelli cargo, come mostra l’infografica.
In campo, nei luoghi chiave, saranno poi dispiegati militari e pattuglie per un controllo che non si affidi solo alle tecnologie. Il tutto, secondo scelte non precostituite, ma legate a un monitoraggio fluido delle possibili minacce che possono coinvolgere differenti realtà lontanissime tra loro come le banche dati dell’Inps o un porto militare.
Al momento non esiste un budget definito per la protezione delle infrastrutture ma allo scopo sono stati destinati capitoli importanti della spesa 2025 di 31 miliardi definita nel Documento programmatico pluriennale 2027 che prevede 100 miliardi di investimenti totali tra il 2025 e il 2027.
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