La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha scelto toni di ottimismo ma anche di pragmatismo nel suo intervento alla COP30, la Conferenza Onu sul clima ospitata quest’anno in Brasile. Due anni dopo l’impegno globale a triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, Lagarde ha tracciato un bilancio positivo dei progressi compiuti, ma ha anche richiamato la comunità internazionale alla necessità di nuove infrastrutture e di una transizione più equa.
“L’energia solare ed eolica hanno superato il carbone come principale fonte di elettricità. Quest’anno, il 95% della nuova capacità produttiva mondiale proviene da fonti rinnovabili”, ha dichiarato Lagarde, sottolineando come le rinnovabili non siano più soltanto “più pulite”, ma anche più competitive dal punto di vista economico.
Secondo la presidente Bce, quasi la metà dei Paesi ha già integrato obiettivi sulle energie rinnovabili nei propri NDC (Contributi Determinati a livello Nazionale), un segnale che la transizione “è ormai irreversibile”. Tuttavia, Lagarde ha messo in guardia contro il rischio di una transizione a due velocità, dove solo alcune regioni del mondo beneficiano dei vantaggi economici e occupazionali del passaggio all’energia pulita.
Africa, il grande assente degli investimenti verdi
Un punto centrale del discorso è stato il tema delle disuguaglianze globali negli investimenti energetici. “Dei 2.000 miliardi di dollari investiti in energia pulita nel 2024, solo il 2% è andato all’Africa”, ha ricordato Lagarde, evidenziando come il continente possieda “il 60% del miglior potenziale solare al mondo”.
Per colmare questo divario, Lagarde ha annunciato l’iniziativa “Scaling Up Renewables in Africa”, lanciata insieme al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e all’organizzazione Global Citizen. L’obiettivo è accelerare la transizione energetica africana, creando nuovi posti di lavoro, favorendo la crescita economica e garantendo accesso all’elettricità a 600 milioni di persone che ancora ne sono prive.
Infrastrutture e accumulo: la sfida dei prossimi anni
Il secondo punto chiave del suo intervento ha riguardato le infrastrutture energetiche, oggi insufficienti per sostenere la crescita delle rinnovabili. “Abbiamo bisogno di reti e sistemi di accumulo all’altezza delle nostre ambizioni”, ha affermato Lagarde, ricordando come l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) stimi che entro il 2030 sarà necessario moltiplicare per sei la capacità di stoccaggio.
L’Europa, ha sottolineato, sta già muovendosi in questa direzione attraverso il programma di investimenti Global Gateway, che destina almeno il 25% dei 300 miliardi di euro a reti e sistemi di accumulo, sia in Europa sia nei Paesi partner.
“I prossimi anni saranno decisivi. Continuiamo a lavorare per garantire che la transizione energetica globale sia vantaggiosa per tutti.”
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