Il governo di Giorgia Meloni sta valutando un piano per ridurre il peso degli investitori cinesi nelle aziende italiane considerate strategiche, con l’obiettivo di proteggere asset sensibili e allo stesso tempo evitare frizioni con Washington. Lo riferisce Bloomberg, citando fonti vicine al dossier, secondo cui l’operazione riguarderebbe sia gruppi privati sia partecipate pubbliche, tra cui Pirelli, Cdp Reti e Ansaldo Energia.
La strategia si inserisce in un contesto di crescente rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina. L’esecutivo punta a riequilibrare le presenze azionarie nei settori chiave di energia, trasporti, tecnologia e finanza, privilegiando l’alleanza con Washington e cercando di prevenire eventuali ritorsioni commerciali, come nuovi dazi.
Il ministero degli Esteri cinese ha replicato che la cooperazione economica tra Italia e Cina è “reciprocamente vantaggiosa” e non dovrebbe essere ostacolata da terzi, esortando Roma a mantenere un “ambiente imprenditoriale equo e non discriminatorio”.
Il caso Pirelli: il nodo Cyber Tyre e il mercato Usa
Pirelli è il dossier più delicato. Sinochem International Corp., controllata dallo Stato cinese, detiene il 37% del capitale del produttore di pneumatici, fornitore della Formula 1. L’alleanza iniziale siglata nel 2015 vedeva come socio ChemChina, società di Stato ma indipendente nella gestione dell’investimento dalle agenzie del Partito comunista cinese a differenza di Sinochem, il socio subentrato nel 2021 a seguito di una fusione. Di quest’ultimo sono infatti già emersi in passato tentativi di ingerenze nella gestione e nella governance del gruppo della Bicocca, le cui tecnologie sono state riconosciute strategiche dal Governo con l’intervento del Golden Power avvenuto nel 2023. Washington ha già avvertito che la proprietà cinese potrebbe comportare restrizioni alla vendita sul mercato statunitense degli pneumatici dotati di sensori “Cyber Tyre”, in linea con le norme americane contro software e hardware di aziende controllate da Pechino.
Il governo italiano con il Golden Power ha protetto le tecnologie sensibili e cercato di ridurre l’influenza di Sinochem, imponendo misure a tutela dell’indipendenza del management. Nell’aprile scorso il cda di Pirelli ha declassato lo status di Sinochem, dichiarando che non sussiste nessun controllo effettivo sulla Bicocca in base agli standard contabili Ifrs 10. Secondo Bloomberg, inoltre, Roma starebbe valutando ulteriori opzioni per spingere il gruppo cinese a ridurre o cedere la sua quota.
Energia: Cdp Reti e Ansaldo Energia sotto la lente
Tra i target del piano anche Cdp Reti, controllore di quote di Terna, Snam e Italgas, dove la State Grid Corporation of China possiede il 35% con due rappresentanti in consiglio d’amministrazione. Nel mirino pure Ansaldo Energia: sebbene Shanghai Electric abbia ridotto la propria partecipazione dallo storico 40% a uno 0,5%, la sola presenza cinese basta a escludere la società da alcune gare negli Stati Uniti.
In totale sono circa 700 le aziende italiane con partecipazioni cinesi, ma il governo concentra la sua attenzione sulle grandi realtà che operano in settori strategici.
Il contesto internazionale: Pechino e la partita dei porti
Sul fronte globale, la Cina continua a cercare spazi nelle infrastrutture critiche. Secondo il Financial Times, il gigante delle spedizioni Cosco punta a entrare nella cordata guidata da Til (controllata di Msc) per l’acquisto di 43 porti internazionali dal gruppo di Hong Kong CK Hutchison. L’operazione, da 23 miliardi di dollari, è ferma per un’indagine antitrust in Cina e per la necessità di trovare una formula che lasci i due porti panamensi di Balboa e Cristobal a BlackRock, in linea con le pressioni americane per limitare l’influenza cinese sul Canale di Panama.
Europa tra attrazione e diffidenza
Il caso Pirelli riflette un problema più ampio: l’Europa, che dopo la crisi finanziaria del 2008 aveva accolto con favore gli investimenti cinesi, oggi cerca di ridurre i rischi legati a Pechino, specialmente in infrastrutture e settori critici, pur mantenendo aperti i canali per progetti industriali e green.
Come osserva Beniamino Irdi, ex funzionario governativo e oggi alla guida della società di consulenza Highground, “è uno shock asimmetrico, che accelera l’autosufficienza della Cina mentre erode la base industriale dell’Europa. Senza un’azione concertata, la regione continuerà ad andare alla deriva”.
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