“Buy India”. Il primo ministro Narendra Modi ha esortato i cittadini ad acquistare beni prodotti localmente per dare sostegno massimo all’economia del subcontinente indiano durante l’accresciuta incertezza globale. Nessun riferimento diretto ai dazi statunitensi, ma le parole del leader indiano vanno lette come una replica all’annuncio di Donald Trump dazi al 25% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti a partire dal prossimi 7 agosto.
L’India esporta circa 87 miliardi di dollari di beni negli Usa e alcune stime vedono a rischio lo 0,5% di Pil a causa dei dazi al 25%.
“L’economia mondiale sta attraversando molte apprensioni, c’è un’atmosfera di instabilità. D’ora in avanti, qualunque cosa compriamo, ci dovrebbe essere un solo criterio da seguire: comprare prodotti che sono stati fatti con il sudore di un indiano”. “Gli interessi dei nostri agricoltori, delle nostre piccole industrie e l’occupazione dei nostri giovani sono di fondamentale importanza”, ha aggiunto Modi.
L’invito non è nuovo in quanto Modi ha promosso da tempo un’iniziativa chiamata “Make in India” per spingere su produzione e consumo locali.
Nodo petrolio russo, l’India non cede a pressioni
I rapporti tra Washington e New Dehli si sono inaspriti negli ultimi due mesi con il presidente degli Stati Uniti che ha recentemente accusato l’India di mantenere tariffe sproporzionatamente elevate, rispetto ad altre nazioni asiatiche, e ha avvertito di ulteriori sanzioni (non specificandone l’entità), citando gli accordi in corso dell’India con la Russia in materia di energia e difesa. Stando ma quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, l’India non ha dato alcuna istruzione alle raffinerie, sia statali che private, per interrompere l’approvvigionamento dalla Russia.
Settimana scorsa l’India ha fatto sapere di attendere per la fine di agosto la visita del negoziatore statunitensi per riprendere i colloqui sull’accordo bilaterale.
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