I fusilli e gli spaghetti nostrani sono chiamati al banco degli imputati dagli Stati Uniti: l’amministrazione a stelle e strisce accusa la pasta italiana di dumping fiscale. Il presidente americano Donald Trump ha minacciato dazi al 100% per punire la scorretta condotta della aziende italiane produttrici di pasta che – secondo il dipartimento del Commercio statunitense – fanno concorrenza sleale verso le aziende americane, applicando prezzi eccessivamente bassi e danneggiando il commercio interno. Ancora la decisione non è definitiva e i brand italiani possono presentare la loro difesa.
Se la maxi tassa dovesse entrare in vigore, la filiera italiana – che trova nell’export una delle principali fonti di guadagno – subirebbe un duro colpo. Già dai tempi dell’amministrazione Biden la pasta italiana è avversata dai produttori e dalle autorità americane, ma quest’anno la posta in gioco si è alzata, sommandosi al peso della tassazione al 15% su tutte le merci europee, entrata recentemente in vigore.
A questo si è aggiunto il colpo di scena del video fake postato sui social da una fan di Trump e ricondiviso sul profilo personale dal tycoon in persona, in cui si insinua che la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, stia intrattenendo delle trattative bilaterali con gli Usa in materia di dazi. Subito è arrivata la smentita da Palazzo Chigi, che ha ribadito che in tema di commercio internazionale l’Italia si muove assieme alle istituzioni europee e che sul dossier del dumping fiscale ha aperto un’interlocuzione singola con l’amministrazione Usa per l’importanza che la filiera della pasta ha per il nostro Paese. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo dalla Slovenia in cui ha preso parte al vertice sul Mediterraneo, ha sottolineato che “L’Italia è sempre intervenuta al fianco dell’Ue“.
Intanto i dati sul commercio, dopo l’entrata in vigore della nuova politica di tariffe doganali del tycoon, mostrano i primi sintomi preoccupanti. Secondo le stime di Filiera Italia il calo dell’export dell’agroalimentare verso gli Usa è tra il 7 e l’8%. Ad agosto l’export italiano è crollato del 21,1%, complice l’effetto rebound della forte mole di ordini arrivata subito dopo l’annuncio dei dazi, che ha spinto molti a fare incetta di beni prima di subire gli effetti della nuova tassazione. Dai dati del Centro Studi di Confindustria emerge che a livello Europeo la mole di ordini di prodotti diretti verso gli Usa è calata dell’8,7%.
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