Nuove nubi si addensano sul futuro della risicoltura italiana. Il nuovo accordo raggiunto a Bruxelles in sede di trilogo sul Sistema di preferenze generalizzate (Spg) avrebbe dovuto rafforzare la tutela di questo importante cereale, introducendo un automatismo nella clausola di salvaguardia sulle importazioni. Secondo Coldiretti e Filiera Italia, tuttavia, l’intesa rappresenta l’ennesima occasione mancata: si rischia di legittimare un flusso di import crescente che sta già mettendo sotto pressione il mercato. Insomma, spiegano le due associazioni, è l’ennesima conferma che la Commissione guidata da Ursula von der Leyen sta svendendo il riso italiano (ed europeo) sull’altare degli interessi delle grandi multinazionali.
Il meccanismo
Il meccanismo di clausola di salvaguardia automatica rappresenta sì un progresso, ma le condizioni per attivarlo restano «talmente elevate da non garantire alcuna protezione reale», avvertono le due organizzazioni, secondo cui Bruxelles continua a ignorare che buona parte del riso importato da Paesi asiatici è prodotto «con fitofarmaci vietati in Europa e perfino con lo sfruttamento del lavoro minorile». Una posizione dura, che arriva in un momento critico per una filiera che in Italia coinvolge oltre 10mila famiglie e che da sola produce circa il 50% del riso europeo.
Tetto
Il nuovo tetto fissato a 561mila tonnellate, benché inferiore a quello inizialmente proposto dalla Commissione, resta comunque «inspiegabilmente alto» e rischia di trasformare l’automatismo in una falsa garanzia. È quanto sottolinea anche l’ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, secondo cui la clausola così disegnata finirà con lo scattare «quando i buoi sono scappati», visto che le importazioni hanno già superato le 540mila tonnellate provocando un crollo del 35% del prezzo del riso Arborio. «Si sostiene che questo accordo aiuti i Paesi poveri, ma lo negano perfino molte organizzazioni agricole di quei Paesi: i benefici vanno solo alle multinazionali che producono con pesticidi non consentiti e manodopera minorile», accusa Scordamaglia, parlando di «ipocrisia» di fondo e di «una Commissione che continua a speculare sul lavoro dei bambini senza avere il coraggio di bloccare questo sistema». In parallelo, la filiera denuncia controlli insufficienti alle frontiere, soprattutto nei porti del Nord Europa. «Il riso è uno dei prodotti meno controllati alle importazioni, Rotterdam è un buco nero e senza un database unico l’Europa è un colabrodo», afferma Scordamaglia. Le irregolarità rilevate dal sistema Rasff (il sistema comunitario di allerta rapido sulla sicurezza alimentare) sono in aumento: residui di triciclazolo, fungicida vietato da anni nella Ue, e presenza di metalli pesanti. Una situazione che mette a rischio sia la concorrenza leale sia la sicurezza alimentare, soprattutto considerando l’aumento delle importazioni di riso già confezionato in Asia, che scavalca completamente le riserie europee.

Lo scenario di mercato rafforza i timori della filiera italiana. La campagna 2024 ha visto una ripresa delle superfici coltivate nel nostro Paese, tornate a 226mila ettari, con un forte rialzo dei risi da risotto – Lunghi A e Tondi – e un nuovo crollo delle superfici Indica (-9,2%). Il motivo è semplice: il segmento commodity è ormai invaso dalle importazioni asiatiche a dazio zero, soprattutto da Myanmar e Cambogia, che nel regime Eba (acronimo di Everything but arms, cioè la concessione ai Paesi in via di sviluppo del libero accesso ai mercati europei) hanno fatto passare le importazioni da 9 a quasi 500 milioni di chili, mentre il Pakistan consolida la sua posizione con volumi record.ù
Reciprocità
L’Europa nel complesso produce appena il 60% del proprio fabbisogno e dipende strutturalmente dagli arrivi dall’Asia. Il punto focale è l’assenza di regole universali. «Senza un’autentica reciprocità non ci sarà futuro per il riso europeo», avverte Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte e responsabile nazionale del settore, parlando di «dumping ai danni dei produttori italiani» e di rischi per «la salute dei consumatori». Difendere il riso italiano, infatti, significa tutelare un mercato che vale 2,5 miliardi di euro inclusi circa 450 milioni di consumi interni.
Anche laddove il mercato regge, come per il Carnaroli, i margini restano sotto pressione: l’industria di trasformazione è stretta tra la necessità di remunerare adeguatamente il risone di qualità e la resistenza della grande distribuzione a ritoccare i prezzi al consumo. I consumi restano forti nei segmenti premium e nei nuovi usi legati alla cucina healthy, ma la polarizzazione tra prodotti di alta gamma e risi a basso costo – spesso miscele di origine incerta – rischia di accentuarsi.
Filiera senza protezioni
Questo quadro, unito alla possibilità che accordi futuri come il Mercosur includano nuove quote agevolate di riso senza automatismi di salvaguardia, alimenta la sensazione di una filiera lasciata scoperta. «Stiamo assistendo a un modello di Ue che considera l’agricoltura un fastidio», accusa Scordamaglia, ricordando i tagli alla Pac e la spinta della Commissione verso accordi commerciali senza garanzie. «È un patrimonio culturale e produttivo unico al mondo e non permetteremo che l’Europa lo trasformi in un regime “Everything but rice”».

Mentre l’Europa continua a imporre vincoli sempre più stringenti, agli operatori extra Ue viene di fatto concesso un corridoio preferenziale che permette di aggirare regole e controlli che i produttori italiani rispettano da anni. Nel settore risicolo questo squilibrio è particolarmente evidente: i coltivatori italiani hanno investito milioni di euro nella riduzione degli input chimici, nella transizione digitale e nella tutela delle risaie. Ecco perché Coldiretti e Filiera Italia intendono farsi portavoce di queste istanze fino alla plenaria dell’Europarlamento con la mobilitazione del 18 dicembre a Bruxelles, convinte che «contro i contadini non si governa».
Leggi anche:
Ambienta entra nell’agricoltura sostenibile, acquisita la spagnola Agronova
Allarme Coldiretti: il riso straniero dimezza le quotazioni di quello italiano
© Riproduzione riservata