Rottamazione, pensioni, taglio dell’Irpef e buoni pasto: sono questi i temi caldi della manovra. L’8 ottobre vertice a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti per sciogliere i nodi.
Rottamazione
La Lega chiede una nuova rottamazione delle cartelle. L’ipotesi è quella di concedere una dilazione in 96 rate con 12 pagamenti annuali, pari a otto anni. Le rate avrebbero tutte le stesse dimensioni (minimo 50 euro), senza più le maxi rate iniziali e finali. Le risorse disponibili ammontano a circa un miliardo di euro. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovrà comunicare il piano entro dieci giorni dalla domanda, una tempistica mai vista nelle rottamazioni precedenti. La rottamazione potrebbe decadere dopo due rate non pagate, anche se non consecutive. Oggi invece la perdita del beneficio scatta dopo otto rate saltate.
Taglio dell’Irpef
Il governo vuole anche intervenire sulle tasse sul ceto medio: possibile la riduzione dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi tra 28 e 50mila euro, misura che secondo il viceministro Maurizio Leo garantirà “un beneficio fiscale massimo di 440 euro”. Allo studio anche una sterilizzazione dello sconto per i redditi alti (la soglia è ancora da fissare) attraverso un annullamento delle detrazioni per un valore pari a 440 euro.
Pensioni
Sulle pensioni, l’ipotesi è congelare lo scalino di tre mesi in più nei requisiti che scattano dal primo gennaio 2027 solo a chi all’epoca avrà almeno 64 anni. I lavoratori che verrebbero esclusi sarebbero circa 170mila. A rivelarlo sono i dati che emergono dai flussi di pensionamento per età dell’Inps e dal monitoraggio sulle uscite per età. Sono i lavoratori che pur avendo raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) non avranno ancora compiuto nel 2027 64 anni di età.
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Buoni pasto
L’esenzione fiscale per i buoni pasto potrebbe salire da 8 a 10 euro. Questo renderà più conveniente per i datori di lavoro e i dipendenti, grazie a un accordo integrativo di secondo livello, alzare da 8 euro a un massimo di 10 euro il valore dei buoni pasto senza dover pagare tasse sui due euro in più come se fosse reddito.
Secondo uno studio realizzato da Teha Group, The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Edenred, a fronte di un costo aggiuntivo della misura per lo Stato che oscilla tra i 75 e i 90 milioni, si avrebbe un aumento dei consumi tra 1,7 e 1,9 miliardi, che comporterebbe un maggior gettito Iva compreso tra 170 e 200 milioni. Quindi il beneficio netto finale per le casse pubbliche sarebbe di 95-110 milioni.
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