Stop a treni, autobus e scuole, servizi sanitari e logistica a rischio. La Cgil guidata da Maurizio Landini cercherà di bloccare ancora una volta il Paese con una manifestazione anti-governo. Lo sciopero generale indetto per domani, 12 dicembre, si preannuncia infatti come l’ennesima catena di disservizi programmata in dissenso alle politiche di Palazzo Chigi, guarda caso al venerdì. Gli iscritti al sindacato rosso incroceranno le braccia contro la manovra finanziaria del governo, definita “ingiusta”, riproponendo così l’ennesimo muro contro muro con la politica che negli anni ha dimostrato di non sortire alcun risultato concreto.
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Alla liturgia della Cgil c’è però chi dice no. A smarcarsi è in particolare un altro sindacato, l’Ugl, che nelle scorse ore ha diffuso una lettera firmata dal segretario generale Francesco Paolo Capone, il quale ha definito l’iniziativa di domani “uno sciopero politico e pregiudiziale, che nulla ha a che vedere con la tutela reale dei lavoratori”. Poi l’attacco più esplicito: “Ancora una volta si tenta di trasformare il sindacato in un soggetto di opposizione al governo, utilizzando i lavoratori come strumento di scontro ideologico“.
Questa linea, ha sottolineato ancora Capone, non appartiene peraltro alla missione originaria del sindacalismo. “Non è evocando conflitti o alimentando tensioni sociali che si costruiscono soluzioni”, si legge. Nella sua analisi, il segretario dell’Ugl riconosce che la manovra non è priva di limiti, ma insiste sul fatto che sarebbero presenti diversi elementi positivi. “Non risolve ogni criticità, ma compie passi avanti importanti e concreti”, scrive Capone, citando tra le misure “il taglio del cuneo fiscale reso strutturale, la riduzione dell’Irpef” e “gli incentivi alla formazione“, che rappresentano “segnali di attenzione verso lavoratori, famiglie e imprese”.
Poi, l’ulteriore passaggio sui numeri, che smentiscono la retorica anti-governo della Cgil. “I dati Istat confermano il valore delle politiche messe in campo negli ultimi anni: livelli occupazionali record e mercato del lavoro in crescita”. Risultati, osserva l’Ugl, che “non nascono per caso, ma dall’impegno congiunto di istituzioni e parti sociali”. Capone ha quindi rivendicato un modello di rappresentanza sindacale “capace di produrre risultati concreti” e distante dalla logica dello scontro permanente. “Il lavoro resta il principale strumento di dignità, autonomia e inclusione sociale”, si legge. Un appello che tuttavia, almeno nella giornata di domani, rischia di restare del tutto inascoltato.
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