Il presidente americano Donald Trump sogna un mondo nuovo. Non solo da un punto di vista geopolitico, ma anche finanziario. Sono molti, del resto, i magnati che lo hanno sostenuto nella sua campagna elettorale, soprattutto quelli legati al mondo delle cripto, tra cui Tether. Non solo per motivi economici, ma anche per provare ad ampliare il campo dei possibili elettori, cercando di ingaggiare anche un maggior numero di giovani e tecnofili che guardano con favore a quella che Andrea Venanzoni ha definito Tecnodestra (Signs Publishing). L’utilizzo di Tether consente trasferimenti immediati, sicuri, e con minori ostacoli normativi, il che può risultare strategico in un contesto di campagne elettorali digitali.
Non è quindi un caso che il tycoon voglia valorizzare maggiormente Tether, una stablecoin (una criptovaluta ancorata a un asset stabile: il dollaro statunitense). Teoricamente, a ogni Tether in circolazione corrisponde un dollaro e la sua funzione principale è quella di offrire stabilità all’interno di un mercato cripto altamente volatile, permettendo agli investitori di “parcheggiare” i propri fondi senza uscire dal mondo delle criptovalute.
Tether – fondata nel 2014 – è diventata in poco tempo una delle cripto più scambiate al mondo, superando talvolta anche Bitcoin, ed è utilizzaata in molti tipi tri transizioni, soprattutto su exchange non regolamentati, e ha un ruolo cruciale nella finanza decentralizzata (DeFi) e nei mercati delle criptovalute ad alta frequenza.
Ma perché interessa così tanto a Trump? Innanzitutto perché Tether potrebbe rappresentare un mezzo per aggirare i controlli finanziari tradizionali. Pur essendo ancorata al dollaro, infatti, questa stablecoin opera al di fuori del sistema bancario regolato ed è utile per le transizioni rapide e meno soggette a controlli statali e alla burocrazia. Potenzialmente, quindi Tether potrebbe rappresentare una sorta di strumento di “libertà monetaria”.
Non bisogna però dimenticare lo scenario più ampio, però. Perché da tempo anche la Cina sta promovendo lo yuan digitale mentre altri Paesi, come ad esempio la Russia, stanno cercano di ridurre la dipendenza dal dollaro. Le criptovalute emesse da entità americane potrebbero quindi diventare strumenti di influenza geopolitica. Potenzialmente, questo stablecoin potrebbe diventare un alleato in una guerra valutaria più ampia, dove il dollaro digitale “privato” compete contro le valute digitali statali di rivali globali.
Da tempo impegnato in un confronto/scontro contro l’eccessivo controllo federale, Trump sa che le cripto rappresentano un ottimo modo per indebolire l’influenza delle banche centrali. E pure dei governi. Sono quindi un’ottima alternativa – dal punto di vista del tycoon – alla finanza tradizionale.
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