Ci sono volute settimane ma, alla fine, l’accordo sulle terre rare tra Usa e Ucraina è arrivato. Perché la pace – o almeno la cessazione ufficiale del conflitto – doveva passare per forza anche da lì. Gli Stati Uniti infatti hanno puntato molto su questa guerra in termini di armamenti, addestramento e sostegno economico – soprattutto durante le amministrazioni democratiche – e non potevano uscirne con le tasche vuote. O addirittura in perdita.
“Un accordo finalmente equo”, ha detto il presidente ucraino Volodomyr Zelensky. Secondo la versione pubblicata di Kiev, infatti, nel documento firmato dalle parti (in totale ne sono stati sottoscritti tre, come evidenzia Politico) si fa riferimento al rimborso delle spese per l’assistenza all’Ucraina concesse dall’amministrazione Usa, all’epoca guidata da Joe Biden, e quantificati in 350 miliardi di dollari. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha aggiunto inoltre che “nessuno Stato o persona che abbia finanziato o fornito la macchina bellica russa potrà beneficiare della ricostruzione dell’Ucraina”.
Per quanto riguarda le risorse minerarie ucraine, che è quello più interessante per gli Stati Uniti, l’accordo fa riferimento a petrolio, gas naturale e altri idrocarburi che certamente rimarranno di proprietà ucraina, anche se gli Stati Uniti potranno averne un accesso congiunto. L’inclusione di petrolio e gas, inoltre, è stata vista come un ammorbidimento della posizione ucraina perché questi elementi non erano presenti nelle bozze precedenti dell’accordo. Segno che Zelensky, per tornare ad ingraziarsi Trump, ha dovuto cedere ancora qualcosa.
Il testo dell’accordo sostiene poi che gli Stati Uniti sosterranno ulteriori trasferimenti di investimenti e tecnologie in Ucraina, non solo dall’Unione europea ma anche da altri Paesi e, secondo Reuters, si stima che arriveranno in Ucraina tra 12 e 15 miliardi di dollari entro il 2033.
Ora, al di là delle questioni politiche, sono quelle economiche che interessano maggiormente Trump, ingolosito da stime che, per le terre rare in Ucraina, parlano di 500 miliardi di dollari all’anno. Una cifra presa per buona dal presidente americano ma che non sarebbe aderente alla realtà, che sarebbe più vicina ai 350 miliardi di dollari.
Dove si trovano le terre rare in Ucraina
L’Ucraina presenta 116 centri di estrazione e i più importanti si trovano a:
- Zaporizhzhya: ospita il giacimento di Novopolotsk, noto per contenere terre rare, fosfati e niobio. Tuttavia, l’area presenta condizioni geologiche e idrogeologiche difficili, richiedendo un investimento significativo di circa 300 milioni di dollari per lo sviluppo.
- Dnipropetrovsk: questa regione è ricca di titanio, grafite e altri minerali critici, ma attualmente è situata vicino alle linee del fronte, rendendo così complicato l’accesso e lo sviluppo delle risorse.
- Donetsk e Luhansk: è in queste due regioni separatiste che sono situati i più grandi depositi di terre rare in Ucraina che, però, attualmente si trovano sono sotto il controllo russo. Per Kiev e i suoi alleati è quindi impossibile l’accesso e lo sfruttamento di queste risorse.
Le stime totali per l’Ucraina parlano di cifre tra i 14 e 26 trilioni di dollari di terre rare. Estrarle però non è facile. Non solo per il conflitto ma anche perché mancano le infrastrutture necessarie.
Perché Trump ha dato l’ordine di trivellare gli oceani
Ma non c’è solo Kiev. Perché la battaglia per le terre rare interessa anche la Groenlandia, dove si trova il sottosuolo più ricco di questi minerali al mondo, e i fondali marini. Solamente la scorsa settimana, infatti, Trump ha firmato un ordine esecutivo per facilitare l’estrazione da questi ultimi. Una decisione che ha fatto infuriare la Cina, che ha parlato di “violazione del diritto internazionale”. Con il decreto firmato dal presidente americano, infatti, si rimette in discussione l’Autorità internazionale dei fondali marini (Isa) su cui ricade il controllo degli oceani, anche se gli Usa non hanno nemmeno firmato questo trattato. Per Pechino – secondo quanto ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, cinese Guo Jiakun – “l’autorizzazione da parte degli Stati Uniti delle attività di prospezione e sfruttamento delle risorse minerarie sulla piattaforma continentale esterno di cui rivendicano la proprietà violano il diritto internazionale e nuoce agli interessi della comunità internazionale nel suo complesso”. Stime sulle terre rare presenti nei fondali marini sono molti difficili da fare. Secondo l’Isa, però, i noduli sottomarini potrebbero contenere un valore che va da 10 a 30 miliardi di dollari solo per alcune delle terre rare presenti.
Non è solo una questione di soldi, però. Perché le terre rare servono anche per la guerra (per realizzare un caccia F-35 ne servono circa 400 chili) e per far viaggiare maggiormente l’uomo nello spazio, una realtà che offre sfide nuove. A volte, per raggiungere le stelle, bisogna passare dagli abissi del mare.
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