Un simbolo della precisione svizzera, un sinonimo di qualità e affidabilità in tutto il mondo, è finito sotto la lama dei dazi americani. Victorinox, il celebre produttore dei coltellini multifunzione, sta valutando l’ipotesi di trasferire parte della sua produzione negli Stati Uniti per schivare l’impatto delle tariffe punitive imposte da Washington alla Svizzera.
A rivelarlo è stato Carl Elsener, amministratore delegato dell’azienda fondata nel 1884, in un’intervista alla rivista tedesca WirtschaftsWoche. “Stiamo valutando la possibilità di realizzare direttamente in loco singole fasi di lavorazione alla fine della catena del valore, come la pulizia finale e l’imballaggio dei coltelli commerciali”, ha spiegato Elsener. Una mossa strategica che, se attuata, potrebbe ridurre il valore delle merci soggette ai dazi doganali del 10-15%.
La decisione non nasce dal nulla: la Svizzera è stata recentemente colpita da un ulteriore irrigidimento delle politiche commerciali statunitensi. Sotto la spinta della linea protezionista del presidente Donald Trump, gli Stati Uniti hanno infatti aumentato al 39% i dazi su alcune importazioni svizzere, colpendo settori chiave come macchinari, orologeria, cioccolato e, appunto, coltelleria.
Per Victorinox, che realizza circa il 13% del proprio fatturato proprio negli Usa, l’impatto potrebbe essere significativo. “I dazi arrivano in un momento già difficile per la nostra competitività, messa a dura prova anche dal franco svizzero forte”, ha sottolineato Elsener. La valuta elvetica, tradizionale bene rifugio in tempi di incertezza globale, ha infatti continuato a rafforzarsi, rendendo i prodotti svizzeri più costosi e meno competitivi all’estero.
C’è però un piccolo margine di respiro. Al momento, gli elevati livelli di inventario negli Stati Uniti stanno posticipando l’effetto concreto dei dazi, che secondo l’amministratore delegato si farà sentire più pesantemente solo dall’inizio del prossimo anno. Fino ad allora, Victorinox continuerà a monitorare la situazione, valutando attentamente i possibili scenari.
I super dazi di Trump verso la Svizzera
A inizio mese il presidente americano Donald Trump ha imposto dazi fino al 39% sulle importazioni dalla Svizzera, tra i più alti al mondo, superati solo da quelli verso Laos, Myanmar, Brasile e Siria. La decisione ha spiazzato aziende e politici elvetici, che erano convinti di essere vicini a un accordo preferenziale con Washington con la promessa di 150 miliardi di dollari di investimenti diretti. Al momento sono esentati dai dazi i prodotti farmaceutici e le importazioni di oro (principali fonti di surplus per la Svizzera), scelta tattica degli Stati Uniti per avere ulteriori carte da giocare al tavolo delle trattative.
Nel frattempo, aziende come Victorinox si trovano costrette a riconsiderare la propria strategia globale. Delocalizzare parte della produzione potrebbe diventare una necessità, più che una scelta. E così, il coltellino svizzero – che per generazioni ha rappresentato l’ingegnosità elvetica – potrebbe trovarsi a completare il suo viaggio proprio dove meno ci si aspettava: sulle sponde dell’Atlantico, a stelle e strisce.
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