Il primo trimestre del 2025 segna una frenata per l’industria orafa italiana. Le esportazioni si fermano a 3 miliardi di euro, con un calo del 10,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. In quantità, la riduzione arriva al 27,8%.
«La domanda mondiale di gioielli in oro ha subito una contrazione del -20,8%», spiega Sara Giusti, economista di Intesa Sanpaolo. Il balzo del prezzo dell’oro, spinto dall’instabilità geopolitica, rafforza la domanda di beni da investimento, come lingotti e monete, ma penalizza quella di gioielli.
Per quanto riguarda il caso italiano, uno dei principali fattori è il rallentamento della Turchia, che nel 2024 aveva sostenuto la crescita dell’export italiano. «Nei primi tre mesi del 2025 il fenomeno si sta riducendo con un calo dell’export verso questo mercato del -40,9% e del -57% in volume», aggiunge.
A incidere sono le restrizioni all’import introdotte da Ankara per limitare l’uscita di capitali e la crescente incertezza geopolitica che aveva reso la Turchia un punto di transito strategico per il commercio.
Il fenomeno è particolarmente rilevante per la provincia di Arezzo, dove la quota turca sull’ export orafo è così scesa dal 66% del quarto trimestre 2024 al 46%.
L’Italia, come rileva il focus sul settore orafo di Intesa Sanpaolo del primo trimestre 2025, conserva comunque la prima posizione in Europa per l’export di gioielli in oro, con buone performance negli Emirati Arabi Uniti (+9,6%) e in Svizzera (+21%). In calo, invece, le vendite verso gli Stati Uniti (-15,7%).
«Nel primo trimestre del 2025, l’export provinciale complessivo di Arezzo ha registrato una crescita significativa dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo i 3 miliardi e 941 milioni di euro grazie soprattutto al settore dei metalli preziosi, le cui esportazioni sono quasi raddoppiate», spiega Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena. «Al contrario, il settore aretino della gioielleria ha subito una contrazione del 22,8%».
Il valore dell’export orafo da Arezzo è sceso da 1 miliardo e 845 milioni a 1 miliardo e 423 milioni. «L’andamento del comparto gioielleria-metalli preziosi è stato fortemente influenzato dalle quotazioni record del prezzo dell’oro, che nel primo trimestre è cresciuto del 42,4% in euro e del 38,2% in dollaro», conclude.
Il distretto di Valenza segna un -14,4%, ma compensa con forti aumenti verso la Cina (+86,4%) e Singapore (+140,9%). I grandi marchi internazionali stanno riorientando le vendite verso le piazze in crescita. Complessivamente, Arezzo, Vicenza e Valenza totalizzano 2 miliardi e mezzo di esportazioni, 460 milioni in meno rispetto al 2024. Vicenza sale del 5% grazie a Germania, Sudafrica, Emirati Arabi e Stati Uniti. La quota turca scende dall’11 al 6%.
Secondo Giusti, la sensibilità al prezzo influenza fortemente le scelte dei consumatori: «È ben visibile nel mercato cinese, che ha toccato il valore minimo del primo trimestre degli ultimi cinque anni. Chi compra oggi sceglie articoli più piccoli o acquista prodotti di investimento».
Guardando al contesto globale, in India il prezzo dell’oro ha superato la soglia record di 90 mila rupie per 10 grammi, contribuendo a un calo della domanda del 25%. Tiene solo la richiesta legata ai matrimoni, meno sensibile alle oscillazioni di prezzo.
Un altro fattore chiave è il posizionamento di mercato: «I brand noti di fascia alta continuano a rappresentare un elemento di solidità, grazie alla qualità del bene e a una minore sensibilità al prezzo», osserva Giusti. «Ci aspettiamo che l’oro mantenga una posizione di forza durante i mesi estivi, sostenuto dall’incertezza economica negli Stati Uniti», afferma Daniela Corsini, economista di Intesa Sanpaolo. «Le banche centrali stanno continuando ad acquistare oro con decisione». Nel 2024 l’oro è diventato la seconda riserva globale dopo il dollaro, superando l’euro. Da novembre 2024 a giugno 2025, la Cina ha acquistato circa 70 mila once al mese, per un totale di 34,2 tonnellate aggiuntive. «Uno dei fattori che ha sostenuto il prezzo negli ultimi anni – aggiunge – è stato l’orientamento più accomodante della Federal Reserve». «Se dopo Powell subentrasse un governatore più incline a tagliare ulteriormente i tassi, è probabile che il prezzo dell’oro continui a salire».
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