Nel cuore del Monferrato da oltre un secolo c’è una storia fatta di fili, telai e passione che generazione dopo generazione continua a raccontare l’arte della maglieria italiana. Si chiama André Maurice, nome di fantasia (Andrea e Maurizio erano nomi preferiti in famiglia) in francese, per richiamare le inflessioni del dialetto piemontese con un suono più internazionale. Fin dalle origini, nel 1921, il filo conduttore è stato la qualità assoluta. Non per niente, nel 1925, appena quattro anni dopo la fondazione, la giovane manifattura otteneva già un importante riconoscimento: la realizzazione delle tende per il Vaticano. Da quel laboratorio domestico a Casale Monferrato, la famiglia Scagliotti ha tramandato nel tempo il sapere artigiano e l’amore per i filati pregiati, trasformando la piccola bottega in una piccola-media azienda che oggi guarda oltreconfine per portare nel mondo la finezza del cashmere intrecciata all’eccellenza italiana.
Ogni capo viene infatti realizzato interamente in Italia: dal design alla tessitura, fino al confezionamento finale. «Il Made in Italy, per noi, non è un’etichetta, è un metodo di lavoro», sottolinea Andrea Scagliotti, amministratore delegato e rappresentante della quarta generazione, «Ogni fase nasce e si sviluppa qui, perché solo mantenendo il controllo diretto sulla filiera possiamo garantire la qualità e l’anima del prodotto». La filosofia aziendale si fonda sul concetto di Genius Loci, lo «spirito del luogo», cioè su un profondo legame con il territorio, che diventa anche fonte d’ispirazione con i suoi colori, profumi e tradizioni, oltre che culla della filiera produttiva. Alla base della produzione ci sono poi materie prime pregiate: il cashmere delle capre Hircus della Mongolia Interna, selezionato in base alla finezza e alla lunghezza della fibra.
Negli ultimi anni André Maurice ha rafforzato la sua visione globale, aprendo una filiale in Svizzera e boutique in Europa e in Asia, tra cui cinque negozi monomarca in Corea del Sud, fino alla recente joint venture in Cina. Nel 2025 il marchio ha compiuto un ulteriore passo nel continente asiatico, suo principale mercato di sbocco, grazie a un importante accordo di distribuzione in Giappone, mentre in Europa ha rafforzato la presenza con un nuovo store a Courmayeur, meta del turismo di alta gamma. È inoltre prevista prossimamente l’apertura di uno showroom a Milano, ulteriore segno della volontà di apparire nel panorama fashion internazionale.
Insomma, importanti sviluppi che «daranno frutti a partire dall’autunno 2026», prevede Scagliotti, che si aspetta per quest’anno un fatturato simile a quello del 2024, pari a 10 milioni di euro. «Questi per noi sono anni di transizione e investimento», spiega, «Oltre alla crescita internazionale stiamo lavorando per la completa efficienza energetica dello stabilimento e per lo sviluppo di una scuola di formazione interna».
Perché tra le sfide che l’azienda dovrà affrontare nel prossimo futuro, se vorrà continuare a rimanere Made in Italy, sarà anche quella di trovare una manodopera specializzata. Insostituibile dalle macchine. «Oggi possiamo anche simulare digitalmente colori ed effetti prima di produrre un capo, riducendo sprechi e tempi, ma l’anima della maglieria resta nelle mani di chi la realizza. Ci sono passaggi che non potranno mai essere automatizzati, perché nascono da sensibilità, emozione e conoscenza». È questa la chiave che ha permesso ad André Maurice di durare oltre un secolo: la capacità di evolvere e sapersi adeguare, restando fedele alle proprie radici, fatte di competenza e tanta passione. In un equilibrio raro e a volte anche difficile.
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