Brunello Cucinelli chiude la prima metà del 2025 con una performance molto solida. Fatturato, marginalità e utili crescono a doppia cifra. Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, il gruppo del lusso ha registrato ricavi pari a 684,1 milioni, in aumento del +10,2% a cambi correnti (+10,7% a cambi costanti) rispetto allo stesso periodo del 2024. L’utile netto è di 76,7 milioni, in crescita del 16% rispetto a quanto registrato nell’analogo periodo dell’anno scorso. L’utile prima degli oneri finanziari (Ebit) è pari a 113,8 milioni, in crescita dell’8,8%.
“Il 2025 rappresenta un anno importantissimo per gli investimenti – spiega la società umbra – con il completamento anticipato di un anno del piano triennale 2024-2026 per la produzione artigianale Made in Italy, con il raddoppio della fabbrica di Solomeo, che ci consentirà di lavorare con serenità fino intorno al 2035”. Al 30 giugno scorso, gli investimenti ammontano a 63,5 milioni, rispetto ai 44,8 milioni del 2024. L’indebitamento netto caratteristico è pari a 197,2 milioni, contro un dato precedente di 102,3 milioni. Si tratta di un vero successo, come confermano da Cucinelli. “Abbiamo chiuso il primo semestre di questo 2025 con dei risultati di eccellenza sia come fatturato che come utile, ottenendo quella crescita sana e garbata a cui teniamo molto, cercando di nobilitare il lavoro operaio, facendo impresa nel rispetto della dignità morale ed economica dell’essere umano, avendo l’impressione che ognuno di noi è alla costante ricerca di ritrovare un sano equilibrio di vita, di lavoro e nei tanto desiderati rapporti umani” ha commentato Brunello Cucinelli, presidente esecutivo e direttore creativo della casa di Moda.
“Le vendite Autunno Inverno sono davvero iniziate molto bene, e così la raccolta ordini Uomo-Donna per la prossima Primavera Estate 2026. Tutto questo, insieme alla piacevole atmosfera che si respira intorno al nostro brand, ci consente di lavorare in serenità e a immaginare una chiusura dell’anno 2025 con una sana e bella crescita del fatturato intorno al 10%, con dei sani profitti, nonché ad immaginare il 2026 con una crescita altrettanto equilibrata, sempre intorno al 10%”.
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