Il carrello piange e Carrefour prepara la mesta ritirata dall’Italia. Il colosso transalpino della grande distribuzione, presente nella Penisola dagli anni ’90, negli ultimi dieci anni ha visto progressivamente acuirsi le difficoltà e soprattutto l’entità delle perdite a bilancio della succursale italiana GS, complice una serie di mosse strategiche che hanno progressivamente allargato l’emorragia del gigante transalpino. Basti pensare al flop delle aperture notturne in alcuni punti vendita Carrefour Market nelle grandi città, parte di un piano ambizioso volto a intercettare i consumi notturni, poi rivelatisi più che esigui, e recuperare quote di mercato nelle grandi città agli altri grandi competitor.
I numeri degli ultimi anni sono eloquenti, con un ridimensionamento del fatturato del 2,2% medio annuo dal 2019 al 2023 e una perdita cumulata di 874,2 milioni di euro che la pone come fanalino di coda tra i grandi i player della grande distribuzione che operano in Italia, in netta controtendenza rispetto ai profitti macinati dalle agguerrite catene di discount (1,5 miliardi di utili cumulati per Eurospin e 967 milioni per la tedesca Lidl) e da Esselunga (818 milioni). A livello di fatturato la controllata italiana GS risulta essere anche l’unico tra i grandi operatori a segnare un dietrofront delle vendite passando dagli oltre 4,2 miliardi del 2019 a 3,83 miliardi nel 2023 con un calo costante di anno in anno accompagnato da una cura dimagrante a livello di dipendenti, scesi di un terzo dal 2019 al 2023.
Appaiono ancora più allarmanti i riscontri che arrivano da uno dei parametri chiave per la Gdo, ossia le vendite per metro quadro di superficie: in Italia a svettare è in questo caso Esselunga con 15.971 euro al mq stando ai dati aggiornati al 2023 dell’Osservatorio sulla Gdo di Mediobanca, mentre Carrefour Italia arranca a soli 5.716 euro.
In Ritirata
Già due anni fa il gruppo fondato nel 1959 aveva messo in cantiere misure di contenimento dei costi e nuove dismissioni di punti vendita ritenuti non più sostenibili, ma il sanguinamento non è cessato e con ogni probabilità andrà a sfociare nei prossimi mesi in uscita totale dal mercato italiano, seguendo le orme di quanto già fatto sei anni fa dall’altro colosso francese Auchan. L’ipotesi più accredita al momento è quella di uno spezzatino con Esselunga, Lidl e Conad che avrebbero già posto in essere una manifestazione d’interesse a spartirsi i supermarket Carrefour.
In occasione dell’ultima assemblea generale, l’amministratore delegato Alexandre Bompard ha fatto intendere esplicitamente che nei prossimi mesi ci saranno molte novità con «attività o filiali per le quali decideremo di venderle o di unire le forze». Il gigante transalpino della grande distribuzione è infatti in piena fase di ripensamento delle sue priorità strategiche in quanto i conti non tornano anche fuori dall’Italia.
La parabola discendente del titolo alla Borsa di Parigi ne testimonia la crisi più che profonda. Una vera e propria caduta libera: quotava 50 euro vent’anni fa, 31 euro dieci anni fa, 21 cinque anni fa e nelle ultime settimane il titolo si è spinto sotto i 12 euro, sui minimi a oltre 30 anni e un valore di Borsa piombato sotto i 10 miliardi complice anche la scure arrivata dagli analisti di Jp Morgan che settimana scorsa hanno messo ‘sotto osservazione negativa’ il titolo e si aspettano un calo a due cifre dell’utile operativo del primo semestre in Francia, Europa e America Latina.
Il Macron dei supermarket
Al suo arrivo nel 2017, Bompard aveva promesso una svolta e la sua strategia si è concentrata sullo sviluppo degli store in franchising, una modalità operativa più redditizia per il rivenditore e che in effetti ha permesso di generare profitti e ricchi dividenti per gli azionisti, senza però riuscire a frenare la caduta del titolo a Parigi. In aggiunta l’uso del franchising ha avuto come boomerang delle grane legali con i sindacati che considerano una pratica abusiva.
Il top manager, in passato soprannominato come l’Emmanuel Macron del suo settore, ha puntato con forza sulle sponsorizzazioni olimpiche tentando anche fusioni ambiziose con il concorrente Auchan o la canadese Couche-Tard, entrambe fallite. Il ceo si è quindi dovuto accontentare di piccole acquisizioni in Francia e una campagna abbastanza aggressiva in terra carioca che ha in parte dato i suoi frutti.
Fatta eccezione per il Brasile, Carrefour segna il passo in tutti gli altri principali mercati, a partire da quello domestico dove per contrastare la contrazione delle vendite ha deciso di tagliare i prezzi per stare al passo con Leclerq, leader oltralpe con una quota di mercato del 24,4% rispetto al 21,5% di Carrefour. Per bilanciare i tagli ai prezzi il gruppo ha avviato un piano di risparmio sui costi di 1,2 miliardi di euro annui già a partire da quest’anno.
Dopo la Francia con 38,2 miliardi (6.035 punti di vendita), il principale mercato estero del gruppo è il Brasile con 19,3 miliardi (936 punti di vendita), seguito dalla Spagna con 10,9 miliardi (1.474 punti di vendita), dal Belgio con 4,2 miliardi (707 punti di vendita) e dall’Italia con 3,9 miliardi (1.490 punti di vendita), che rappresenta meno del 5% dei ricavi totali del gruppo.
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