Con 60 miliardi mobilitati nel 2024 e oltre 11 nel primo trimestre 2025, Sace conferma il suo ruolo strategico nel supporto alla crescita delle imprese italiane, sia nei mercati internazionali che su quello domestico. Daniela Cataudella, business director di Sace, racconta come l’innovazione, la gestione dei rischi e la presenza internazionale siano al centro delle nuove soluzioni messe in campo dal gruppo guidato dall’ad Alessandra Ricci. Dallo strumento “Sviluppo clienti Italia” alla “Protezione rischio clima”, fino alla garanzia Growth e al sostegno all’export nei mercati emergenti, Sace si conferma un partner chiave per la competitività e la crescita del sistema produttivo italiano.
Daniela Cataudella, i risultati 2024 di Sace sono stati molto positivi. Come riuscite a coniugare la vostra funzione di interesse pubblico con una gestione efficace?
«Il 2024 è stato un anno record per noi: abbiamo mobilitato 60 miliardi di euro, supportando 60.000 imprese. Già il primo trimestre del 2025 conferma un trend positivo, con oltre 11 miliardi mobilitati. Abbiamo aiutato aziende italiane non solo nell’export, ma anche nella digitalizzazione, innovazione, diversificazione delle filiere e sostenibilità.
Dal 2023 abbiamo mobilitato 124 miliardi di euro, generando un impatto sul sistema produttivo italiano pari a 315 miliardi, con un contributo al mantenimento di 1,7 milioni di posti di lavoro. Il nostro modello organizzativo flessibile ci permette di seguire le imprese da vicino, adattandoci rapidamente alle loro esigenze e offrendo soluzioni tempestive. Al contempo abbiamo generato dividendi per lo Stato, dimostrando che si può combinare impatto sociale e solidità economica».
Che ruolo ha l’assicurazione dell’export in uno scenario economico caratterizzato da tensioni geopolitiche e politiche protezionistiche? Assicurarsi può dare slancio alle imprese?
«Il contesto globale è caratterizzato da incertezze, volatilità e rischi geopolitici, ma le imprese italiane hanno mostrato una grande resilienza. Il nostro consiglio è continuare a investire in innovazione e, per quanto riguarda l’export, la parola chiave è diversificazione. È fondamentale diversificare i mercati per rafforzare la resilienza e la presenza internazionale. Il mondo è pieno di opportunità per il made in Italy. Con il supporto del MAECI abbiamo studiato un piano d’azione per l’export e individuato mercati maturi e mercati emergenti ad alto potenziale, tra cui i cosiddetti mercati “gate” come Arabia Saudita, India, Brasile e Marocco. Con le nostre 13 sedi internazionali siamo presenti in questi Paesi che offrono un notevole potenziale per l’export delle aziende italiane. Si tratta di circa 85 miliardi di euro di opportunità per il solo 2025. Noi siamo al fianco delle imprese con i nostri strumenti finanziari e assicurativi che riducono i rischi, facilitano l’accesso alle nuove opportunità e, quindi, la crescita delle nostre aziende».
Può fare un esempio di questa strategia?
«Tra i rischi emergenti vediamo anche quelli di natura catastrofale che, sebbene non legati al credito, possono avere impatti altrettanto significativi. Abbiamo intensificato la nostra attività e individuato dei prodotti ad hoc. Come la polizza “Protezione rischio clima” che fornisce copertura assicurativa alle imprese sui danni derivanti da eventi catastrofali come alluvioni, frane e inondazioni. L’ascolto delle esigenze dei clienti ci contraddistingue, non solo per l’identificazione di mercati di sbocco dell’export, ma anche nell’individuazione di nuove esigenze, nuovi rischi e quindi nuovi strumenti di protezione».
Tra le nuove soluzioni c’è anche un prodotto lanciato di recente. Di cosa si tratta?
«Si chiama “Sviluppo clienti Italia”. Lanciato proprio oggi, è pensato per supportare le imprese italiane nella crescita sul mercato domestico. Si tratta di una polizza assicurativa che tutela le aziende dal rischio di mancato pagamento rateizzato e dalla revoca dei contratti. È indirizzata a tutti i settori, con un focus particolare su quelli innovativi e sostenibili, e permette di offrire condizioni di pagamento più flessibili».
Avete spesso insistito sul tema dell’innovazione per stimolare gli investimenti in innovazione, anche facendo ricorso al credito, perché chi migliora i processi produttivi registra una maggiore crescita del fatturato. Quali sono i percorsi in cui si struttura questo sistema, anche attraverso le garanzie pubbliche?
«Innovazione ed export sono le due leve strategiche per la crescita delle imprese. Chi investe in innovazione è più resiliente e ha più successo nell’export. Attivate insieme, queste due leve possono far crescere il fatturato delle imprese fino al 4%. Per sostenere le aziende, offriamo garanzie come le Garanzie Growth, accessibili a piccole e grandi imprese, grazie a oltre 120 banche convenzionate.
Inoltre, la garanzia Archimede supporta investimenti in innovazione e infrastrutture, accompagnando le aziende nei processi di trasformazione tecnologica, organizzativa e culturale. Non ci limitiamo a finanziare l’acquisto di nuove tecnologie, ma supportiamo attraverso un approccio consulenziale il cambiamento profondo che coinvolge processi, competenze e modelli di business».
Uno dei vostri punti di forza è una rete estera di rilievo con tredici uffici aperti in mercati ad alto potenziale. Come si sviluppa questa strategia?
«Gli uffici esteri, situati in 13 mercati strategici, sono un asset fondamentale per noi e per le imprese italiane. Ci permettono di essere vicini alle aziende e di intercettare tempestivamente le opportunità. In sinergia con i team in Italia, possiamo creare soluzioni su misura per ogni impresa, tenendo conto delle specificità di ciascun mercato.
La nostra rete estera consente anche di organizzare incontri diretti con grandi buyer locali, supportando l’internazionalizzazione e la crescita del Made in Italy nel mondo. Siamo un partner strategico per le imprese che offre supporto concreto nell’accesso ai mercati internazionali».
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