Il soffitto di cristallo scricchiola, ma non si infrange. Le donne che conquistano i vertici aziendali avanzano, ma a passo lento. Le manager al timone delle aziende della lista Fortune 500 – che raccoglie le imprese statunitensi con il più alto fatturato – risultano essere l’11% quest’anno. Una percentuale che migliora di poco quella degli ultimi due anni, ferma al 10%. In numeri assoluti si tratta di 55 donne ceo, una manciata di nomi in più, ma in un oceano ancora dominato dagli uomini.
Una piccola rivincita, se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, si misura in milioni. Secondo uno studio congiunto di Equilar e Associated Press, le ceo donne delle società quotate sull’S&P500 hanno guadagnato in media l’8% in più, rispetto ai loro colleghi uomini. Un segnale sorprendente, se si pensa che, in media, le donne nel mondo del lavoro continuano a guadagnare solo 82 centesimi per ogni dollaro percepito dagli uomini.
Anche l’identikit del vertice delle 40 quotate al Ftse Mib sconta un tema di genere. Qui una sola donna è ceo: Giuseppina Di Foggia, alla guida di Terna dal 2023. Un primato solitario che riflette in maniera evidente il gender gap occupazionale odierno. Eppure, la presenza femminile ai vertici non è solo una questione etica o di equità: è una leva di competitività. Lo dimostra l’analisi della Cerved Rating Agency, su oltre 14mila imprese italiane. Ebbene, dove ci sono più donne nei board aziendali, le performance migliorano: meno rischio di fallimento, più redditività, migliori indicatori di sostenibilità e persino meno infortuni sul lavoro.
Curiosamente, la combinazione che funziona meglio è quella di un consiglio d’amministrazione a maggioranza maschile, ma con una donna come ceo: in questi casi, il rischio di default scende sotto il 3%, contro il 6,8% delle aziende a guida esclusivamente maschile. Non è un caso, quindi, che le imprese con oltre il 20% di presenza femminile nei cda risultino più solide e più virtuose.
Il tesoro nascosto delle donne al lavoro non è un sogno da femminismo idealista, ma una risorsa concreta, pronta a generare valore. Basta solo avere il coraggio – e la visione – di investirci.
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