La produzione Made in Italy deve affrontare nuove e vecchie sfide a partire dal cambiamento climatico. La Coldiretti è tornata a rimarcare l’importanza di realizzare un piano invasi con sistemi di pompaggio per assicurare alle imprese la disponibilità di acqua, strategica nel caso di una coltura come il riso. La risaia è peraltro un importante ecosistema naturale: la sua grande varietà e ricchezza di forme viventi contribuisce alla salvaguardia della biodiversità.
Si registrano tuttavia criticità sulla presenza di quei fenicotteri che per alimentarsi si spostano soprattutto dalle Valli di Comacchio e dalle oasi del Basso Ferrarese fino alle risaie. Attirati dall’acqua, vanno alla ricerca di molluschi e di crostacei ma, calpestando i campi, interrano il riso che gli agricoltori hanno appena seminato e le piantine quindi non crescono. Nemmeno le ronde notturne e gli strumenti utilizzati per tenere lontani i colorati uccelli sembrano al momento fungere da deterrenti.
La minaccia estera
A pesare sul futuro dei risicoltori italiani, tuttavia, è innanzitutto la concorrenza sleale delle importazioni dall’estero. Basti ricordare che oggi oltre il 60% del riso che arriva in Europa è a dazio agevolato. Complessivamente l’Italia ha importato nel 2024 ben 311mila tonnellate di riso e nel primo bimestre del 2025 si registra un aumento del 14% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
«Occorre fermare le agevolazioni concesse a prodotti come il riso birmano accusati di sfruttare il lavoro dei bambini e far valere in tutti gli accordi commerciali il principio di reciprocità», è la richiesta contenuta nella lettera inviata dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e dall’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, ai ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.
Il riso birmano gode di facilitazioni come l’azzeramento dei dazi con il risultato che nell’attuale campagna di commercializzazione si sta registrando una vera e propria invasione di prodotto sul mercato Ue, con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che al primo giugno 2025 hanno già segnato +13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica.
«L’auspicio è quello di creare un blocco con i rappresentanti degli altri Stati membri produttori di riso (Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, Ungheria e Bulgaria) per portare il Consiglio Ue sulle posizioni già espresse dall’Europarlamento», afferma Cristina Brizzolari, risicoltrice e presidente di Coldiretti Piemonte. Il flusso dall’estero rischia di essere ulteriormente favorito dalla stipula di accordi commerciali senza il rispetto del principio di reciprocità, a partire da quello con i Paesi del Mercosur.
Nel dettaglio, l’Unione Europea prevede di concedere un contingente iniziale di 10.000 tonnellate di riso sudamericano a dazio zero, che crescerà progressivamente fino a 60.000 tonnellate. Una quantità che, sommata a quanto già entra con dazi agevolati, rischia di raddoppiare le attuali importazioni (circa 80.000 tonnellate l’anno). La Commissione Europea ha anche recentemente annunciato l’intenzione di riaprire i negoziati per un accordo di libero scambio anche con l’India che è il maggior esportatore mondiale e che potrebbe così inondare il mercato Ue di prodotto a dazio zero, con il rischio di mettere all’angolo quello nazionale. Preoccupa anche in questo caso l’assenza di reciprocità, che consente l’ingresso agevolato di prodotti coltivati usando sostanze vietate nella Ue da decenni.
Le allerte alimentari
L’India, dietro la Turchia, sale sul podio per il maggior numero di notifiche per prodotti alimentari non conformi esportati nell’Unione Europea, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal Rassf. E infatti anche gli ultimi dati di Ente Nazionale Risi evidenziano che da Pakistan e India provengono i prodotti che hanno fatto scattare le più numerose allerte alimentari sul riso e la situazione è andata peggiorando dal 2021 al 2024.
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