Fincantieri sfida la Cina nella cantieristica navale e si candida, come leader europeo, e forte della presenza negli Usa, a baluardo Occidentale che possa tentare, grazie alla tecnologia, di fare da contraltare ai competitor asiatici, Cina in testa. Sono infatti del Dragone sette dei primi dieci cantieri navali al mondo. Lo certifica Clarksons nel suo ultimo report secondo cui i primi cantieri non cinesi si trovano in quinta, sesta e settima posizione e sono tutti stanziati in Corea del Sud: Samsung Heavy Industries, Hanwha Ocean and HD Hyundai Samho.
Un’egemonia, quella asiatica, cui Fincantieri punta a tenere testa essendo il leader in Occidente (vedi grafico), con 18 cantieri in tutto il mondo, tra cui uno anche in Vietnam. In particolare, i primi dieci gruppi di cantieristica mercantile si spartiscono il 65% del portafoglio ordini mondiale (misurato in Tslc, tonnellate di stazza lorda) e tra i primi dieci ci sono nove operatori del Far East. Fincantieri è l’unico operatore Occidentale tra i primi dieci a livello globale, e il primo al mondo nella cantieristica ad alta complessità, con un fatturato 2024 di 8,1 miliardi di euro.
Alla luce del mercato occidentale, focalizzato su navi complesse e di elevato valore, Fincantieri opera da anni in un segmento ad altissima complessità: è l’unico gruppo cantieristico al mondo a essere presente in tutti i segmenti della navalmeccanica ad alto valore aggiunto. E non a caso: a oggi il 95% della cantieristica commerciale globale è finito a Oriente, specificamente in Cina e in Corea. In Europa è rimasto solo il 5%, che corrisponde alla navalmeccanica di altissima complessità. Il ruolo di Fincantieri è quello, quindi, di continuare a interpretare questa complessità in maniera evolutiva.
Tuttavia, il declino della capacità di costruzione navale commerciale dell’Europa è un tema. Per questo, nel Vecchio continente si chiede da tempo una strategia industriale marittima che introduca misure rivoluzionarie per restituire competitività, tra cui il sostegno finanziario agli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione nella cantieristica per costruire e ammodernare navi.
Nel settore delle navi da crociera Fincantieri ha ulteriormente consolidato la propria leadership. Solo nei primi tre mesi del 2025, il gruppo ha registrato nuovi ordini nel settore cruise per circa 10 miliardi di euro. A livello globale, poi, i principali indicatori del settore crocieristico hanno superato ormai i valori pre-covid, il numero di passeggeri è in crescita con 35 milioni di crocieristi registrati nel 2024, rispetto ai 30 milioni del 2019.
Questa ripresa si stima porterà a un surplus di domanda rispetto all’offerta entro il 2027, dinamica che permette a Fincantieri di attendersi un’accelerazione sugli ordini e sulla loro qualità. L’attività di Fincantieri e del suo indotto in Italia ha generato un valore complessivo di circa 22 miliardi nel 2024, con 11.170 dipendenti diretti e 55.962 posti di lavoro attivati lungo la filiera. Secondo uno studio Censis, infatti, il moltiplicatore occupazionale è pari a 5,01: per ogni addetto Fincantieri, se ne attivano oltre quattro nella catena produttiva. In questo contesto, i finanziamenti garantiti da Sace e destinati al settore si inseriscono in un profilo di solidità e affidabilità riconosciuto dal sistema bancario.
Nel suo ruolo, di contraltare alla Cina, Fincantieri potrà contare su un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti: posizione privilegiata conquistata grazie a 15 anni di presenza in loco con tre cantieri nella regione dei Grandi Laghi, sia civili sia militari, e una presenza in Florida, a Jacksonville, per la riparazione e la manutenzione di navi militari. Una presenza che secondo l’ad «potrebbe essere anche espandibile. Ci sentiamo di contribuire a questo rilancio del settore della cantieristica grazie a una presenza che dura da anni, con circa 3mila persone, un grande ufficio a Washington e un management integrato».
Folgiero ha sottolineato che Fincantieri già oggi costruisce navi civili e non solo militari negli Usa: «Stiamo per esempio già costruendo una nave civile che fa costruzioni offshore, utilizzando le nostre competenze in questo tipo di navi; quindi si tratta di aumentare, accelerare, comprendere lo scenario ed essere, ripeto, più strumentali possibili a questa fase di rinascimento della cantieristica negli Stati Uniti».
Il processo di rinascimento della cantieristica navale statunitense non potrà essere però rapidissimo: «L’industria pesante è un’industria con bioritmi lenti e sono catene di fornitura che vanno costruite, quindi bisogna lavorare sulle competenze ingegneristiche e anche qui la nostra grande tradizione dell’ingegneria navale può essere utile». «Bisogna poi costruire – ha aggiunto l’ad – catene di fornitura idonee ad alimentare quest’industria perché altrimenti poi l’idea è strozzata dalla scarsa disponibilità dei materiali».
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