La grande bonaccia dei consumi non è un problema. La ristorazione italiana ha un motore potente e continua a muovere cifre rilevanti. Resilienza non è il termine giusto per descrivere il trend perché il settore è anche un polo di attrazione per gli investimenti. Nel 2024 la spesa complessiva nel fuori-casa, secondo il Rapporto Ristorazione di Fipe-Confcommercio con Bain & Company, ha superato 96 miliardi di euro, in crescita dell’1,6% rispetto all’anno precedente e dell’11,3% rispetto al 2019. A trainare è soprattutto la tenuta dei format più riconoscibili: bar (55% delle visite), ristoranti (21%) e catene (11%), con food delivery e take away che consolidano rispettivamente il 3 e il 4% delle preferenze.
In questo scenario, gli operatori segnalano una polarizzazione dei consumi: da un lato la ricerca di convenienza, dall’altro la voglia di quella che oggi viene chiamata “experience”, cioè la gratificazione generata da ciò che si mangia e dal modo in cui viene presentato. La spesa cresce anche in un contesto di consumi complessivi stabili perché mangiare fuori è percepito dagli italiani come un bene non fungibile rispetto al pasto domestico. «Il consumo fuori casa per gli italiani è considerato come non sostituibile», osserva il presidente Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani.
Il caso di scuola
Non sorprende, dunque, la vivacità delle operazioni societarie che interessano il settore. Due settimane fa Spoon Brands – la basket company di Spoon Holding già presente in Italia con Kfc, Milos Greek Food e Antica Focacceria San Francesco – ha acquisito il 45% di Rossopomodoro. «Aggiungiamo un tassello strategico al nostro impegno nell’investire e supportare brand storici del food retail, e lo facciamo con il marchio più riconosciuto e amato per la pizza napoletana», ha dichiarato Corrado Cagnola, ad di Spoon Holding . Dal canto suo, Nicola Saraceno, ad di Rossopomodoro, ritiene che l’operazione «aiuterà ad accelerare la crescita, sia attraverso il franchising che con la gestione diretta». L’apertura a possibili operazioni di M&A non è esclusa, ma non rappresenta oggi una priorità: «Vediamo che cosa c’è di interessante là fuori. Se la domanda è se abbiamo piano di acquisire catene, al momento no, però siamo sempre aperti a opportunità», spiega a Moneta.
Piuttosto, l’obiettivo è consolidare la presenza nei centri commerciali e nelle grandi città: «Noi siamo una certezza nella testa del consumatore, soprattutto in un centro commerciale o in una stazione dove rappresentiamo un’alternativa alle catene di fast food». Rossopomodoro nel 2024 ha realizzato un fatturato di circa 150 milioni includendo negozi a gestione diretta, franchise ed estero. L’anno in corso presenta nuove sfide. «Il 2025 è iniziato in modo più difficile a causa della congiuntura, ma da giugno stiamo osservando una ripresa, anche perché fondamentalmente non abbiamo aumentato i prezzi per venire incontro ai consumatori», conclude Saraceno.
I piani di Cigierre
Non solo pizza. A marzo il fondo QuattroR ha investito 40 milioni in Cigierre, piattaforma da 400 milioni di fatturato che gestisce oltre 360 ristoranti con brand come Old Wild West, Wiener Haus, America Graffiti e Pizzikotto. L’ingresso avviene accanto ad Anthilia, con Bc Partners che resta azionista di maggioranza. «La strategia del gruppo – ha rimarcato Stefania Criveller, dg corporate di Cigierre – si concentra sulla crescita interna, attraverso il potenziamento dei brand storici, l’apertura di nuovi locali sul territorio nazionale e lo sviluppo di format innovativi ad alto potenziale». Anche i colossi internazionali rafforzano le loro scommesse sulla penisola. «L’Italia è per noi un Paese chiave, al centro di un piano di crescita importante – ha anticipato Giorgia Favaro, ad di McDonald’s Italia –. Stimiamo investimenti complessivi di circa 800 milioni entro il 2027, tra nuove aperture e remodelling di ristoranti esistenti». Solo nel 2024 sono stati aperti 51 nuovi ristoranti, per un impatto economico stimato in 164,5 milioni di valore condiviso entro il 2025.
Il quadro che emerge è quello di un settore capace di attrarre capitali. La crescita non avviene più soltanto con logiche di quantità, ma di posizionamento: chi riesce a comunicare con chiarezza la propria identità e a garantire qualità costante ottiene risultati migliori. Guardando al futuro, il bivio per le catene sembra duplice: da un lato continuare ad aprire nuovi locali per intercettare la domanda, dall’altro valutare acquisizioni per rafforzare il portafoglio e aumentare le sinergie. Per ora, i protagonisti sembrano privilegiare la strada delle aperture, ma la vivacità degli investimenti lascia pensare che anche sul fronte M&A ci sarà movimento.
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