Per guardare negli occhi la prima Rossa 100% elettrica bisognerà pazientare ancora un po’. Nel corso del Capital Market Day, in programma l’8-9 ottobre, la Casa di Maranello svelerà infatti solo il «cuore tecnologico» del modello elettrico, mentre per conoscere il design completo l’appuntamento è fissato per la prossima primavera, con in mezzo (inizio 2026) la possibilità di sbirciare gli interni. L’innovativa strategia di presentazione in tre fasi, con prime consegne tra 12 mesi, che contribuisce ad alimentare l’hype del mercato per quello che il ceo Benedetto Vigna ha preannunciato come «un capolavoro del Made in Italy».
L’attesa è alta per conoscere in prima battuta i dettagli circa le potenzialità della prima full-elettrica di Maranello, come le specifiche della batteria, l’autonomia e i sistemi di ricarica; in seconda battuta non dovrebbe mancare un aggiornamento circa gli obiettivi a medio lungo termine sull’elettrico, con gli analisti che si attendono un ridimensionamento rispetto al precedente obiettivo al 2030 che indicava un mix composto al 40% da automobili elettriche a batteria, al 40% di veicoli ibridi plug-in e solo il 20 per cento di veicoli con motore a combustione. «È auspicabile che si riconosca un’adozione globale dei veicoli elettrici molto più lenta del previsto, anche nelle auto supersportive e di lusso, riflettendo questo in un obiettivo aggiornato per i veicoli elettrici», spiega Henning Cosman, european head of automotive research di Barclays, che si aspetta una forte richiesta per la prima Rossa elettrica, ma allo stesso tempo vede sia i clienti Ferrari che la comunità finanziaria propensi a preferire ancora a lungo i modelli a combustione. Barclays ritiene quindi che la ripartizione sarà stravolta con lo spazio per l’elettrico puro solo al 10% del totale nel 2029-2030.
Per la Ferrari si tratta di una sfida da vincere sul campo in quanto dovrà dimostrare la compatibilità dell’elettrificazione con il dna sportivo e da rombo dei motori che rendono il marchio del cavallino un’icona globale. Non appare difficile ipotizzare che Vigna manterrà il canovaccio di esclusività attaccando il mercato EV con una strategia di volumi ridotti e un’asticella di prezzo che dovrebbe collocarsi sopra i 500mila euro, rivolgendosi quindi a collezionisti e appassionati con un patrimonio netto elevato. «La presentazione dell’EV è un elemento chiave, con scelte strategiche sul posizionamento che probabilmente influenzeranno il sentiment», indica Ubs che nella sua preview in vista del CMD ipotizza un aumento graduale delle vendite del modello elettrico a circa 900 unità entro il 2028, con un prezzo inferiore a 450.000 euro e l’obiettivo di attirare nuovi clienti e fornire volumi incrementali, Ferrari entrare in una fase di minore intensità di capitale, dopo anni di investimenti nell’ibridazione, nell’elettrificazione e nelle infrastrutture di produzione.
La neonata elettrica potrebbe provare a prendere la scia dell’hypercar F80 andata esaurita con 799 unità. «Da solo il singolo modello F80 dovrebbe generare oltre 450 milioni di euro di utili incrementali», rimarcano gli analisti di Deutsche Bank che nelle scorse settimane hanno promosso il titolo Ferrari a buy alzando in prezzo obiettivo a 520 euro e ritenendo che il attualmente il mercato non prezzi questo sostanziale aumento dei profitti.
In questo 2025 gli investitori hanno lasciato indietro il titolo Ferrari, che segna un saldo marginalmente positivo rispetto al +26% a cui veleggia l’indice Ftse Mib. I conti del secondo trimestre hanno lasciato l’amaro in bocca con l’assenza di sorprese positive che ha scatenato uno scivolone in Borsa. Questo non ha però intaccato lo status di Ferrari percepito dal mercato come produttore di beni di lusso in stile Hermès, con le azioni che di conseguenza viaggiano ai multipli premium del lusso di alta gamma. L’azienda mantiene un portafoglio ordini da 18 a 24 mesi e un’elevata fedeltà dei clienti, con l’81% delle vendite del 2024 destinato ai proprietari esistenti, il 48% dei quali possedeva già più Ferrari. Berenberg stima una a domanda reale 2-3 volte i volumi di spedizione annuali di Ferrari e ritiene che il gruppo che vede Exor come primo azionista possa raggiungere un margine operativo del 32% e una crescita degli utili a due cifre nei prossimi cinque anni. I ricavi sono invece visti passare da 7,05 miliardi di euro stimati per il 2025 a 8,67 miliardi di euro nel 2027.
In vista del CMD di settimana prossima, Bank of America ritiene che la guidance dovrebbe essere abbastanza buona, mentre il free cash flow, i dividendi e il riacquisto di azioni proprie potrebbero sorprendere al rialzo. La casa d’affari statunitense ha rating buy sul titolo in virtù del solido portafoglio ordini con visibilità fino al 2027 e delle edizioni limitate quali la F80 e la SC40 che permetto di mantenere elevati i prezzi medi di vendita.
Qualche sorpresa potrebbe arrivare in termini di remunerazione dei soci, con Ferrari che al momento si colloca nella fascia bassa in termini di generosità delle cedole se la si mette a confronto con i principali marchi del lusso, tra i quali i payout oscillano tra il 35% e il 50%. Non da escludere anche una revisione al rialzo del programma di acquisto di azioni proprie.
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