Dai carburatori ai sistemi a iniezione e centraline elettroniche, fino ai recenti progetti sull’elettrificazione. La Dellorto, azienda leader nel settore della componentistica automotive, spazia in vari comparti e di recente ha iniziato un nuovo capitolo del suo percorso con l’acquisizione del 53% di Arca Tecnologie. Ha inoltre chiuso il 2024 con un fatturato di circa 130 milioni e un Ebitda vicino al 10%.
Tre generazioni alla guida
Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro fino agli anni ‘30, quando i tre fondatori hanno dato vita alla Dellorto, in Brianza. L’azienda ha iniziato mettendo a punto i primi carburatori per grandi nomi dell’industria motociclistica come Guzzi, Benelli e Piaggio, gestendo tutte le fasi di produzione. Nel corso degli anni, ha poi deciso di ampliare la propria offerta, mantenendo cuore brianzolo e gestione familiare. Con la seconda generazione, si è spinta infatti nel mondo delle quattro ruote, iniziando a fornire marchi come Innocenti, Alfa Romeo, Ford, Lotus, Lancia e altri. Negli anni ‘90 gli ingegneri della società hanno sviluppato il corpo farfallato, componente meccanica che si trova nell’impianto di alimentazione dei motori a combustione interna, che è poi diventato uno dei prodotti di punta dell’azienda.
«Nel corso degli anni si sono alternate alla guida dell’azienda tre generazioni», spiega a Moneta l’ingegner Andrea Dell’Orto, vice presidente esecutivo e direttore commerciale & marketing. «Prima mio nonno che l’ha fondata e poi passata a mio padre, il nostro attuale presidente (classe 1940 e ancora oggi presente in azienda), per poi arrivare a me, mio fratello Luca (amministratore delegato e operations manager) e nostro cugino Davide (consigliere e CTO). Insieme componiamo il management aziendale».
Crisi e internazionalizzazione
Dopo tanti anni di crescita, nel 2008, è arrivata anche una battuta d’arresto: «Tra 2008 e 2009 abbiamo vissuto la crisi che hanno scontato vari comparti», prosegue Dell’Orto. «Abbiamo visto crollare il fatturato da 45 a 32 milioni di euro. È quindi iniziata una fase di ristrutturazione dell’azienda, ma anche di crescita». Dalla crisi, infatti, la famiglia Dell’Orto ha saputo cogliere un’opportunità e ha iniziato a guardare verso oriente. «Qui è iniziato il nostro processo di internazionalizzazione», spiega Dell’Orto, precisando però che non si tratta di una storia di delocalizzazione. «Abbiamo iniziato con l’India, che è il più grande mercato al mondo delle moto a combustione: ogni anno se ne vendono circa 20 milioni, mentre l’Europa si ferma a quota 1,8 milioni. È iniziata così una joint venture nel 2006 e nel 2012 abbiamo costruito uno stabilimento tutto nostro, con 500 dipendenti. Il 92% di quello che lì produciamo viene venduto sul mercato indiano, quindi è una modalità molto diversa da chi decide di mettere in atto una delocalizzazione in un Paese low cost, per poi importare e vendere i prodotti in Europa». La scelta si è dimostrata vincente: «In India siamo partiti praticamente da zero, ma l’anno scorso siamo arrivati a fatturare circa 60 milioni e 5 anni fa abbiamo fatto anche una joint venture per produrre centraline per i sistemi di iniezione elettronica. Con il nostro prodotto core, che è il corpo farfallato, abbiamo circa il 20% del mercato locale, sia auto che moto e produciamo circa 4,5 milioni di queste componenti». Sono dati che si avvicinano sempre di più ai numeri dell’Italia, dove invece si lavora per rifornire i Paesi europei. Dopo aver conquistato l’India, la Dellorto ha puntato al Dragone: «Nel 2011 abbiamo aperto Dell’Orto Shanghai, leader nei sistemi di carburazione elettronica per ciclomotori e moto di piccola cilindrata. La nostra presenza in questo Paese è un po’ diversa. Vendiamo una parte di produzione in Cina e, grazie a un’altra joint venture, realizziamo anche un prodotto nuovo, che non facevamo in Europa, ovvero le pompe benzina e i moduli benzina che vendiamo anche ai nostri primari clienti europei».
Crescita per linee esterne
Il fatturato dell’azienda è quindi aumentato di circa 100 milioni in 15 anni, grazie alla crescita per linee interne. «A maggio abbiamo aggiunto anche una linea di crescita esterna, con l’acquisizione di Arca Tecnologie. – prosegue Dell’Orto – Si tratta di una società che fa principalmente sviluppo ingegneristico e ci dà la possibilità di ampliare le nostre competenze in ambiti quali elettronica di controllo e di potenza, finalizzata alla mobilità elettrica e non solo».
L’acquisizione è un’occasione anche per Arca Tecnologie: «Un’azienda di engineering può diventare anche un’azienda di produzione, con apertura sui mercati italiani, europei, indiani e cinesi. Non è escluso che sia l’unica operazione di questo tipo che faremo».
Valori e visione del futuro
Per Dell’Orto, il concetto di territorio e famiglia è altrettanto importante quanto quello di Made in Italy: «Durante i nostri 92 anni di storia, questi valori hanno sempre mantenuto un significato invariabilmente positivo per noi». Lo dimostrano i principi sui quali si basa l’azienda: in primo luogo l’attenzione alla qualità del prodotto e ai processi della filiera, e poi lo slancio innovativo. Dellorto infatti investe annualmente tra il 6% e l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo. Sono tutti fattori chiave che accompagneranno l’azienda nel futuro, dato che si prospetta una fase delicata per l’automotive. I numeri già noti ci restituiscono un quadro allarmante del settore, soprattutto a livello europeo.
«Se vogliamo davvero un futuro sostenibile per il comparto serve neutralità tecnologica: non solo elettrico, ma anche idrogeno e biocarburanti. Bisogna certamente puntare a ridurre le emissioni dei mezzi circolanti, ma il come e il quando, credo meritino un’analisi attenta. Inoltre – conclude Dell’Orto – è necessario monitorare i processi legati alla transizione energetica e per capire l’impatto che hanno, nel concreto, sulle imprese».
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