Il clima di incertezza è aumentato con le nuove politiche protezionistiche dell’amministrazione Usa, è quanto emerge dall’ultimo sondaggio EY Parthenon Bulletin. Se tra novembre-dicembre 2024, l’80% dei ceo italiani era ottimista, la situazione è cambiata drasticamente: il 58% ha posticipato investimenti e il 54% sta riposizionando risorse tra diversi mercati (superando la media europea del 39% e americana del 43%). Il 40% degli intervistati sta ripensando gli investimenti in AI a causa delle incertezze sui ritorni.
Marco Daviddi, Managing Partner EY-Parthenon Italia, sottolinea: “Nonostante il momento di incertezza che caratterizza i mercati nazionali e internazionali, la nostra analisi evidenzia come le aziende italiane stiano già adottando misure per mitigare l’impatto delle nuove regole tariffarie e per diversificare i propri mercati. Sebbene sia opportuno concentrarsi sul breve periodo, soprattutto per la riorganizzazione dei mercati di riferimento, la struttura delle catene di fornitura e le relazioni con i propri consumatori e utenti, è fondamentale non trascurare altre questioni strategiche, che richiedono capacità di intervento e azioni decise. Tra queste vi sono, in particolare, il contenimento dei consumi energetici, lo sviluppo di politiche sostenibili, le trasformazioni dei modelli operativi e di business indotte dall’impatto dell’intelligenza artificiale”.
Nel settore m&a, i primi quattro mesi del 2025 mostrano un calo del 16% nelle acquisizioni (390 operazioni per circa 9 miliardi), con una riduzione del 70% nel volume totale rispetto al 2024. I settori trainanti sono l’industriale (24%), i beni di consumo (17%) e il tecnologico (11%). Nonostante la liquidità disponibile e l’interesse dei fondi di private equity, che rappresentano il 39% degli acquirenti, si è registrata una contrazione significativa rispetto all’anno precedente per il settore consumer, mentre il comparto grocery dovrebbe reggere e nel retail non-food si prevede un consolidamento. Il fashion & luxury beneficia della sospensione temporanea dei dazi, ma l’incertezza persiste. Il 2025 sarà cruciale per accelerare la diversificazione geografica delle aziende italiane.
Nel settore difesa, l’Italia ha l’opportunità di diventare un attore principale in Europa, ma la frammentazione del mercato (4.000 aziende, il 90% con meno di 10 dipendenti) richiede un processo di aggregazione per supportare gli investimenti attesi.
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