Ex Ilva di nuovo a rischio rinvio. La trattativa sul futuro del polo siderurgico, che nelle ultime settimane ha vissuto momenti tesissimi per il disaccordo tra le forze in campo in merito all’accordo inter-istituzionale che ne definisca il futuro, si tinge di nuovo di giallo e rischia di andare agli ennesimi tempi supplementari. A sorpresa, nella serata di lunedì, il sindaco Piero Bitetti – da cui dipende a oggi la scelta sull’ex Ilva – si è dimesso. Un terremoto politico a Taranto a 50 giorni dalla sua elezione e nel bel mezzo della delicata trattativa sul futuro di Taranto che ora farà molto probabilmente saltare la conferenza dei servizi propedeutica all’accordo.
Il sindaco contesta una condizione di “inagibilità politica”. Ma la decisione potrebbe essere anche tattica in quanto arriva dopo le forti contestazioni ricevute da parte di cittadini e associazioni ambientaliste, al termine di un incontro sul futuro dell’ex Ilva, ma anche nella consapevolezza che la responsabilità della “fabbrica” dipenda ormai totalmente dalle scelte del consiglio comunale.
All’uscita dal confronto, che anticipava il Consiglio comunale monotematico del 30 Luglio sull’accordo di decarbonizzazione proposto dal Governo, un gruppo di manifestanti ha bloccato il passaggio al sindaco, gridando “assassini, assassini”. Bitetti è dovuto rientrare nel Municipio per motivi di sicurezza. “Abbiate rispetto delle nostre lacune – aveva dichiarato -. Stiamo prendendo appunti per capire ogni aspetto di questa vertenza così complessa”.
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Il primo cittadino aveva dato disponibilità a incontrare altri rappresentanti delle associazioni la mattina seguente. “Siamo qui – aveva detto durante l’incontro – per difendere il territorio. Io non ho passato una sola notte dal 17 giugno, giorno della mia proclamazione, senza pensare all’ex Ilva. La prima bozza di accordo ci è stata inviata il 18 giugno con richiesta di approvazione in 48 ore. Abbiamo detto che i 13 anni di transizione proposti sono troppi. Serve una direzione più rispettosa”. Toni durissimi da parte delle associazioni. “Difendere il diritto alla vita”, hanno chiesto in coro. La pediatra Annamaria Moschetti (Associazione culturale Pediatri e Peacelink) ha ricordato che “ci sono dati inconfutabili: +50% di disturbi dello spettro autistico rispetto alla provincia. Il principio di precauzione impone di fermare l’esposizione, senza attendere l’ultimo studio scientifico”.
Fatto sta che la scelta di Bitetti arriva a poche ore da due appuntamenti decisivi: il consiglio comunale monotematico del 30 luglio e il vertice al Mimit del 31, confermato nonostante il vuoto istutuzionale e il probabile rinvio decisionale.
Come previsto dalla legge, il sindaco ha ora 20 giorni di tempo per confermare o ritirare le dimissioni. Ma Taranto può aspettare ancora? La produzione è ai minimi termini così come le risorse finanziarie.
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Eppure, quella in corso doveva essere la settimana decisiva. Un’agenda fitta di appuntamenti a livello locale e istituzionale. I giorni clou, segnati al momento in rosso nelle agende, sono domani, quando avrebbe dovuto alzarsi il velo sulla decisione del Comune di Taranto, e giovedì 31, quando al ministero delle Imprese e del Made in Italy dovrebbe tenersi un vertice sull’accordo di programma interistituzionale. L’incontro precedente, quello del 15 luglio, si era concluso con una fumata nera e il rinvio a fine mese della decisione finale.
Nel frattempo è stato istituito, su proposta del ministro delle Imprese Adolfo Urso, un comitato tecnico per valutare le diverse opzioni a partire dalla possibilità di fare a meno della nave rigassificatrice, come chiesto dagli enti locali. Le conclusioni del comitato, che si è riunito due volte nei giorni scorsi, sono praticamente pronte e verranno ufficializzate a breve, dopo un’ulteriore condivisione tra i componenti. E’ sulla base di queste indicazioni che prenderà quindi forma la decisione finale.
L’acciaieria intanto ha incassato venerdì il disco verde al rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), che consente la prosecuzione del ciclo integrale e, di fatto, legittima il riavvio degli altiforni.
Mentre dalla fabbrica i sindacati delle tute blu hanno fissato la linea: chiedono una vera decarbonizzazione, con tre forni elettrici, impianti Dri, rilancio delle linee di laminazione e garanzie per l’occupazione. Per Urso “una proposta coerente col piano del governo”. Ma l’ago della bilancia è la posizione degli enti locali, e in particolare del Comune di Taranto: se arriverà un sì alla nave rigassificatrice, si potranno fare gli impianti Dri necessari a coprire il fabbisogno del preridotto per la produzione nazionale di acciaio; altrimenti si proseguirà con i forni elettrici e si dovrà cercare una nuova sede per i Dri.
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