Bambole e pupazzi, ma anche macchinine, kit da costruzione e puzzle. L’Unione europea importa giocattoli dal resto del mondo per 6 miliardi e mezzo di euro, e la maggior parte di questi prodotti proviene dalla Cina. Per la precisione, si tratta dell’80% dei giochi comprati da Paesi al di fuori dell’Ue, per un totale di 5,2 miliardi di euro all’anno. La merce viene spesso acquistata su siti di e-commerce come Shein, Temu e AliExpress che riescono a garantire prezzi molto più bassi rispetto ai competitor europei. Tariffe di questo tipo sono possibili grazie a vari fattori, tra cui le norme attualmente in vigore sulle spedizioni postali: l’Ue prevede una franchigia doganale di 150 euro su acquisti online destinati a piccoli regali o a uso personale provenienti dalla Cina. Il Paese infatti è classificato dall’Unione postale universale come ‘in via di sviluppo’, e può usufruire di tariffe postali ridotte. Di conseguenza, nel corso degli ultimi anni, le importazioni dalle piattaforme online cinesi di prodotti nella fascia di prezzo al di sotto dei 150 euro sono cresciute in modo esponenziale. Un flusso di pacchi a basso costo che ha raggiunto il valore di 4,6 miliardi di euro nel 2024. Beneficiari di questi acquisti sono stati soprattutto i colossi cinesi: un’azienda come Temu – con casa madre alle isole Cayman – oggi ha oltre 90 milioni di utenti solo in Europa e fattura circa 50 miliardi di euro.
Non sorprende che il mercato dei giocattoli europeo sia stato danneggiato da questo squilibrio competitivo e che l’Ue abbia deciso di intervenire. Negli ultimi mesi, sono state proposte una serie di misure che comprendono l’eliminazione della soglia di esenzione dai dazi doganali e l’introduzione di spese di gestione per ogni pacco, al fine di garantire che le spedizioni siano sottoposte a controlli doganali opportuni e di livellare le condizioni di concorrenza per le imprese europee.
Giocattoli in calo
Il mercato europeo dei giocattoli non sta vivendo un momento positivo. Il 2024 infatti mostra un trend in calo rispetto all’anno precedente pari a -2,4% a valore e anche le unità mostrano un trend negativo dell’1,9%. Le aziende infatti sono danneggiate in prima battuta dal calo delle nascite, che riduce la platea dei possibili consumatori, e in secondo luogo dal nuovo trend dell’acquisto di prodotti usati. Un peggioramento dei numeri del comparto metterebbe a rischio l’intera filiera: all’interno dell’Unione europea l’industria dei giocattoli conta oltre 51mila posti di lavoro, che in un anno curano una produzione del valore di circa 5,8 miliardi di euro.
In Italia, il settore ha un valore di circa un miliardo e mezzo. Nel primo trimestre di quest’anno ha subito un calo del 3,4% a valore e dello 0,8% a volumi. Le fasce di prezzo che hanno registrato un trend positivo sono due: i cosiddetti ‘acquisti di impulso’, inferiori ai 5 euro (+4,1%) e la fascia tra i 10 e i 20 euro (+1,4%), che rappresenta la quota più alta di fatturato (29%).
In questo contesto l’importazione di merce contraffatta rischia di compromettere ulteriormente la situazione, che sconta anche gli effetti della concorrenza sleale. La Commissione europea ha infatti sollevato il tema della sicurezza dei giocattoli importati: a quanto risulta alle associazioni del settore, molta della merce che arriva dai Paesi extra europei è pericolosa. I pacchi di basso valore riescono a eludere i controlli, rendendo possibile introdurre giocattoli non conformi alle normative europee. I prodotti che invece devono sottostare agli standard qualitativi Ue hanno un prezzo più elevato. «Le aziende che operano in Paesi extra Unione europea, spesso non seguono le regole alle quali si devono adeguare le nostre imprese», spiega a Moneta Maurizio Cutrino, direttore generale di Assogiocattoli. «I bambini vengono così esposti a vari rischi, dei quali gli e-commerce non rispondono».
Poca sicurezza
Su queste piattaforme infatti spesso non è possibile risalire all’identità del venditore e, nel momento in cui viene segnalata un’irregolarità, i prodotti vengono rimossi per ricomparire dopo qualche giorno con un altro nome. Nel caso dei giocattoli, i rischi sono svariati: «Abbiamo riscontrato in questi giocattoli piccole parti che possono essere ingerite, magneti e batterie non a norma e vernici tossiche», continua Cutrino. I numeri del resto parlano chiaro: secondo Assogiocattoli, l’80% dei prodotti acquistati su marketplace extra Ue non rispettano le norme europee sulla sicurezza. Per tutelare la salute dei consumatori e garantire la competitività alle imprese europee, sono necessari dei cambiamenti. «La nostra non è una battaglia contro la vendita online, ma contro i produttori che non agiscono nella legalità», precisa il direttore generale di Assogiocattoli. «Le piattaforme oggi dichiarano di essere soltanto un luogo di scambio e di non essere responsabili della qualità della merce venduta. Noi chiediamo invece che eseguano delle verifiche sugli operatori che mettono in commercio i prodotti, non solo per un tema di contraffazione ma soprattutto per la salute dei consumatori».
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