Secondo il governatore della Bank of England Andrew Bailey “stanno suonando campanelli d’allarme” sui mercati finanziari. Si riferiva al fallimento di Tricolor e First Brands, due aziende operanti nel credito privato americano. Bailey, intervenendo alla commissione per la regolamentazione finanziaria della Camera dei Lord, ha fatto un parallelo con questa fase e la crisi finanziaria diciassette del 2008. Si riferiva alla pratica nota come “cartolarizzazione del credito” che innescò la crisi finanziaria diciassette anni fa. Quattro giorni fa negli Stati Uniti sono emerse frodi sistemiche dai bilanci della finanziaria Tricolor Holdings. La società erogava prestiti a persone con un pessimo profilo creditizio per l’acquisto di un auto. L’azienda poi offriva agli investitori i prestiti e i conseguenti guadagni – derivanti dagli alti tassi di interesse – , sotto forma di complessi strumenti obbligazionari. A garanzia dell’investimento l’azienda aveva posto le auto vendute. Peccato che una singola auto fungeva da garanzia per più prestiti. Almeno il 40 % delle circa 70 mila automobili poste a garanzia sarebbero state messe a collaterale di più prestiti, drogando di fatto il sistema.
La matrice della crisi
Questa pratica fu la miccia che fece scoppiare la crisi finanziaria del 2008, in cui – quando crollò il mercato immobiliare statunitense – questo tipo di attività fallì e si portò dietro tutte le istituzioni che avevano investito. E gli investitori erano molti e molto importanti perché nella fase precedente alla crisi, banchieri e istituti avevano creduto che questi prestiti fossero a rischio zero e si indebitarono pesantemente. Lehman Brothers – al tempo una delle maggiori banche d’investimento di Wall Street – era fortemente esposta ai titoli legati ai mutui subprime e aveva finanziato massicciamente questi strumenti attraverso la leva finanziaria, cioè prendendo in prestito enormi somme per comprare altri titoli subprime. Tutti sappiamo poi come è andata a finire la storia.
Quello di First Brands non è un caso isolato, nelle ultime settimane anche l’azienda dell’Ohio produttrice di tergicristalli New Brands, ha chiesto la protezione dei creditori, evocando il Chapter 11, sezione del Bankruptcy Code statunitense che non implica la liquidazione immediata dell’impresa, ma le permette di continuare a operare mentre riorganizza i debiti sotto la supervisione di un tribunale federale. In ogni caso il debito di First Brands supera i dieci miliardi. Ad allarmare in questi giorni sono state anche le parole dell’amministratore delegato della banca più grande degli Stati Uniti, Jamie Dimon di Jp Morgan, che ha detto “quando vedi uno scarafaggio, ce ne sono probabilmente altri“.
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