Scarseggiano sempre di più le competenze scientifiche in Europa. Solo poco più di uno studente universitario su quattro sceglie un percorso Stem, una quota ferma da oltre un decennio. Nel frattempo le imprese segnalano difficoltà crescenti nel trovare profili adeguati, soprattutto nei settori considerati più strategici: nell’area Ict (a cui appartengono ingegneria informatica, cybersecurity, machine learning), ad esempio, gli iscritti rappresentano appena il 20,6% del totale Stem.
Il divario di genere resta un ostacolo. Le donne costituiscono la maggioranza della popolazione universitaria europea, ma solo il 32,2% frequenta corsi scientifici, un dato inchiodato da anni, cresciuto di appena tre decimi di punto.
Lo scenario emerge dallo European Stem Observatory, lo studio elaborato dalla Fondazione Deloitte con il Public Policy Program di Deloitte, basato su dati Eurostat, Cedefop e OCSE e su oltre 11 mila interviste in dieci Paesi europei. L’ingegneria resta l’indirizzo più battuto (52,6%), seguita da scienze naturali, matematica e statistica (26,8%). L’Ict, nonostante la crescente domanda del mercato, attrae ancora una minoranza. La presenza femminile resta bassa: 20,6% nei corsi Ict, 27,5% in ingegneria. L’unica eccezione è l’area che comprende scienze naturali, matematica e statistica, dove la parità è stata raggiunta.
Molti studenti che rinunciano a un percorso scientifico lo fanno perché lo percepiscono come “troppo difficile” (33%) o perché ritengono di “non essere portati” (30%). Stereotipi che pesano soprattutto sulle ragazze, ancora esposte a pregiudizi e micro-discriminazioni. Le conseguenze si vedono nel mondo del lavoro: oltre la metà delle imprese segnala carenze di competenze Stem, con picchi nei settori ingegneristici (63%) e tecnologici (55%).
© Riproduzione riservata