Non più solo euro, dollari o sterline. Presto a muovere i flussi globali di denaro nel mondo potrebbero essere le stablecoin, le criptovalute “stabili” ancorate a un asset reale. L’ultimo segnale arriva da Visa, il colosso mondiale dei pagamenti, che ha avviato un progetto pilota per consentire alle imprese di effettuare pagamenti internazionali utilizzando appunto le stablecoin come equivalente del contante. Una sperimentazione che, se confermata, potrebbe rappresentare una delle più significative convergenze tra finanza tradizionale e universo cripto degli ultimi anni.
Il programma, sviluppato tramite una piattaforma creata ad hoc, consente alle aziende di effettuare transazioni all’estero in stablecoin, combinando la stabilità delle valute fiat (cioè quelle monete legali, come euro e dollaro, che sono accettate come mezzo di pagamento) con la rapidità e tracciabilità della blockchain. «I pagamenti internazionali sono rimasti troppo a lungo intrappolati in sistemi obsoleti – ha sottolineato Chris Newkirk, presidente per le soluzioni commerciali di Visa, presentando il progetto -. Con l’integrazione delle stablecoin, possiamo gettare le basi per una movimentazione istantanea del denaro a livello globale, offrendo alle aziende maggiore flessibilità».
Le prime valute digitali in fase di test sono la USDT di Tether e la EURC di Circle, rispettivamente ancorate al dollaro e all’euro. Se la sperimentazione dovesse dare esiti positivi, Visa prevede un’estensione del programma già nel 2026.
Le stablecoin stanno passando da asset di nicchia a strumenti di pagamento riconosciuti dal sistema finanziario globale. Queste monete digitali, emesse su blockchain ma con valore ancorato a una valuta tradizionale – di norma il dollaro – stanno rapidamente guadagnando terreno: il valore complessivo in circolazione è raddoppiato a 250 miliardi di dollari in appena 18 mesi, secondo le stime di McKinsey, che prevede un traguardo di 400 miliardi entro la fine del 2025 e fino a 2 trilioni di dollari entro il 2028. Nonostante oggi rappresentino ancora meno dell’1% delle transazioni globali, le stablecoin vengono già viste come una possibile alternativa ai circuiti Visa e Mastercard nel lungo periodo. «Se il trend continuerà, potrebbero superare i pagamenti convenzionali in meno di un decennio», avvertono da McKinsey.
Il potenziale è evidente: regolamenti in tempo reale e costi di transazione ridotti, grazie all’eliminazione delle commissioni sui cambi e degli intermediari tradizionali. Attualmente, i pagamenti internazionali richiedono da uno a cinque giorni lavorativi; con le stablecoin, l’operazione potrebbe avvenire in pochi minuti. «Le stablecoin sono una forma digitale di denaro veloce e facilmente gestibile – osserva Kenneth Worthington, analista di JPMorgan -. In molti casi possono rivelarsi più efficienti delle valute tradizionali per i movimenti transfrontalieri».
Ma la corsa al contante digitale non è priva di rischi. L’ecosistema è ancora giovane, la regolamentazione in evoluzione e gli osservatori più cauti ricordano che la stabilità promessa dalle stablecoin non è sempre garantita. Lo ha sottolineato proprio nei giorni scorsi anche Simon Johnson, Premio Nobel per l’Economia 2024, che in una recente intervista ha svelato di temere «una nuova crisi finanziaria simile a quella del 2008, ma con epicentro nelle stablecoin».
Ma forse è un treno in corsa che non si può più fermare e il progetto pilota di Visa è l’ennesima conferma della crescente istituzionalizzazione delle valute digitali e dell’avvicinamento in atto tra la finanza tradizionale e il settore cripto. Ne è una prova anche la recentissima nascita in Europa di un consorzio di nove grandi banche – tra cui Unicredit e Ing – per creare una stablecoin denominata in euro.
La sfida, ora, è trasformare la sperimentazione in infrastruttura. Se Visa e gli altri attori riusciranno a costruire un ecosistema stabile e trasparente, le stablecoin potrebbero diventare la prossima evoluzione del denaro globale, accelerando la dematerializzazione dei pagamenti e ridefinendo i confini della finanza tradizionale.
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