Dopo il terremoto mediatico del Pandoro Gate, che ha coinvolto una delle influencer italiane più celebri, Chiara Ferragni, è emersa anche nelle istituzioni di vigilanza italiane la consapevolezza del grandissimo potere mediatico ed economico esercitato dai creator. A fine luglio, l’Agcom ha approvato il primo codice di condotta volto a regolamentare l’attività degli influencer, ma con una limitazione: le nuove disposizioni si applicano esclusivamente ai creator con almeno 500 mila follower.
Un perimetro molto ristretto, che include solo i profili più visibili e ambiti dalle aziende per le campagne pubblicitarie. Proprio per questo, secondo il Codacons, le misure adottate risultano insufficienti. “Questo significa che chi non raggiunge tale limite, ma ha comunque un seguito di centinaia di migliaia di utenti, non è tenuto al rispetto delle misure e può continuare ad operare come meglio crede”, sostiene il Coordinamento delle associazioni per la tutela dei consumatori.
Cosa cambia per i creator
I profili più seguiti, tra i più famosi in Italia elenchiamo Cristina Fogazzi con 1 milione di follower, Cliomakeup con 3,5 milioni o ancora Barbascura X con 822 mila seguaci, Elisa True Crime con 541 mila, saranno tenuti a assicurare trasparenza nelle sponsorizzazioni commerciali, tutelare i minori, rispettare il diritto d’autore. Questi creator dovranno stare attenti a non creare contenuti discriminatori o che possano istigare gli utenti a perpetrare comportamenti razzisti. In sostanza, l’influencer con molto seguito ha la piena responsabilità dei contenuti che condivide e si fa carico della loro potenziale falsità e pericolosità. Il contenuto caricato sulla piattaforma viene considerato un vero e proprio prodotto editoriale, la cui correttezza è totalmente in capo al creator, ritenuto l’editore di se stesso. Chi non rispetta queste linee guida rischia di incorrere in sanzioni molto pesanti: da 250 mila euro fino ai 600 mila. Nel Codice è prevista anche la nascita di un Registro ufficiale degli influencer rilevanti, con l’obbligo di iscrizione entro sei mesi dalla pubblicazione.
Secondo il Codacons però queste misure non arginano lo strapotere che gli influencer hanno: “Era stato proprio il Codacons, attraverso le numerose denunce sollevate negli anni e che hanno avuto enorme impatto mediatico, a sollevare per primo in Italia il problema della mancanza di regole nel settore, una vera e propria giungla dove gli utenti sono vittime di pubblicità occulte e comportamenti scorretti degli influencer”.
Inoltre chi non sfonda il tetto dei 500 mila followers non è meno influente dei big del settore. Esistono alcune nicchie, composte anche da poche migliaia di seguaci, che nascondono un consistente giro d’affari e sono in grado di indirizzare le opinioni e i comportamenti di intere fasce di utenti sui social. Le piattaforme, specialmente quelle quelle con più alta concentrazione di giovani e giovanissimi, pullulano di esempi pericolosi. A esempio creator che esibiscono uno stile di vita volto al raggiungimento di una magrezza estrema, in cui frequentemente ci si può imbattere scrollando tik tok.
C’è poi il tema caldo dei minori, notoriamente usati dagli influencer per aumentare la propria attrattività verso le aziende, specialmente quelle che lavorano nel settore dell’infanzia. “In tema di contenuti sui social con immagini di minori – avverte il Codacons – , pur in presenza di una normativa italiana e internazionale che tutela la privacy dei bambini, l’Autorità si limita a stabilire che “Con riferimento a minori esposti nei contenuti distribuiti dagli influencer, l’influencer non arreca pregiudizio al decoro o alla reputazione del minore interessato”. Una disposizione talmente generica da essere nella pratica inattuabile, prestandosi a interpretazioni soggettive”.
Nessun accenno di regolamentazione poi sui contenuti generati con l’IA, sempre più diffusi sui social in formato foto e video.
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