Il coniglietto made in China è alquanto vorace: in poco tempo si è mangiato la Barbie e pure un’ampia fetta di mercato. Altro che gioco, quello dei Labubu è un fenomeno commerciale dai significativi risvolti economici. I pupazzi dalle sembianze leporine prodotti e distribuiti dal colosso asiatico Pop Mart stanno letteralmente conquistando collezionisti e appassionati in tutto il mondo, al punto da essere considerati un potenziale bene da investimento, con una domanda in crescita e prezzi in forte aumento sulle piattaforme di rivendita. I ragazzini ne vanno matti, ma pure i giovani adulti non scherzano: in migliaia arrivano a trascorrere lunghe ore in fila davanti ai negozi che li commercializzano. Sta accadendo pure a Milano, al Pop Mart store di Corso Buenos Aires (l’unico aperto in Italia) e sotto le enormi vetrine della Rinascente.
«L’esplosione di questa mania non ci sorprende», spiega a Moneta Maurizio Cutrino, direttore di Assogiocattoli, sottolineando una tendenza ormai evidente nel settore: «Negli ultimi anni la componente del collezionismo si è fatta sempre più strada, affiancandosi a un effetto nostalgia che riguarda soprattutto i kidult, ovvero gli adulti che mantengono viva la loro passione per i giochi d’infanzia, ma con una maggiore capacità di spesa». Così, i Labubu stanno diventando un successo che solletica il portafoglio e che tenta gli investitori. Le versioni più comuni si aggirano sugli scaffali attorno a 30 dollari, ma le edizioni speciali possono costare anche molto di più, con picchi di oltre 4mila dollari per i modelli più rari o fuori produzione. In questi casi, chi acquista e poi rivende riesce a ottenere margini molto interessanti di guadagno.
Il successo in Borsa
A gongolare è proprio l’azienda cinese che realizza questi coniglietti dal sorriso beffardo: in dodici mesi è cresciuta del 554% sui listini di Hong Kong, divenendo il miglior titolo nell’indice Msci China. Oggi i Labubu concorrono per il 39% ai guadagni totali di Pop Mart, il cui amministratore delegato, Wang Ning, ha visto salire il proprio patrimonio di 1,6 miliardi in un solo giorno grazie al successo mondiale di questi gadget da appendere a borse e zaini. La holding asiatica ha così superato il valore di mercato di Mattel, la multinazionale americana famosa per la commercializzazione della Barbie, che nel frattempo ha sospeso le proprie previsioni finanziarie a causa del «volatile contesto macroeconomico». A ben vedere, l’affanno accusato dalla storica bambola a stelle e strisce ben rappresenta il cambiamento in corso e il conseguente avanzamento di nuovi modelli commerciali.
«Ad aumentare il fascino dei Labubu – spiega al riguardo il direttore generale di Assogiocattoli – è anche il fatto che questi pupazzi siano venduti in blind boxes, ovvero scatole che ne oscurano il contenuto e che rendono ogni acquisto carico di aspettative. Per molti il desiderio è infatti quello di trovare la versione più rara, con una sola possibilità su 72 di ottenerla». Il valore di questi mostriciattoli è poi accresciuto dalla loro popolarità tra gli influencer e tra alcuni cantanti idolatrati dai giovanissimi. «Per questi motivi – osserva ancora Cutrino – i Labubu non sono diretti competitor dei giocattoli tradizionali, che pure hanno accusato una flessione nell’ultimo anno». Nel 2024 il comparto giochi ha infatti registrato un calo nel fatturato sull’anno precedente pari al 2,5% in Europa e al 3,5% in Italia. Ora ci si mettono pure i pupazzetti cinesi, che strizzano peraltro l’occhio a una platea piuttosto variegata.
L’evoluzione del settore
«L’inverno demografico del Vecchio Continente ha aperto il mercato a un pubblico sempre più adulto, che guarda con interesse alla dimensione ludica del collezionismo. Lo vediamo anche con le carte dei Pokémon», osserva Cutrino. Anche in quel caso, di cui avevamo scritto proprio su queste pagine, la componente del gioco e quella dell’investimento spesso si sovrappongono. Intanto le nostre aziende assecondano il cambiamento aprendo nuove linee adatte pure ai diversamente giovani (dai 20 ai 40 anni). I numeri del resto parlano chiaro: il ruggito dei coniglietti cinesi ha scosso il mercato. Moda passeggera o nuovo asset, poco importa. Indietro non si torna.
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