C’è un solo vero vincitore nella partita a scacchi del business della tv generalista in Europa: Mfe, l’ex Mediaset. Assediata da anni dalle grandi piattaforme di streaming, da Netflix a Disney, fino ad Amazon Prime, solo per citarne alcune, che stanno prosciugando il mercato in termini di audience e risorse pubblicitarie. Con la conquista definitiva dell’emittente tedesca ProsiebenSat1, conclusa a settembre, Mfe è salita di slancio sul tetto del Vecchio Continente proiettata a divenire l’anno prossimo il primo colosso radio-televisivo privato, superando il canale tedesco Rtl e la francese Tf1. E chi con l’avvento di Netflix & Compagnia pensava che la free tv avesse le ore contate, ora dovrà ricredersi. Si può eccome continuare a fare televisione senza canone e contando solo sulle risorse pubblicitarie, riuscendo a non perdere soldi, anzi aumentando i profitti. Ma, come vedremo, non per tutti.
Di certo ci è riuscita l’emittente della famiglia Berlusconi in uno scenario che vede grandi e piccoli gruppi annaspare. Mfe dovrà mettere mano alla ristrutturazione del canale tedesco che viene da annate difficili e per questo Pier Silvio Berlusconi ha spedito in Germania lo storico uomo dei conti del gruppo, Marco Giordani, quale nuovo ceo della controllata bavarese.
Se tutto andrà per il meglio, l’anno prossimo il gruppo Mfe/Prosieben si troverà a fatturare qualcosa come 6,8 miliardi di ricavi con un utile operativo di 760 milioni e 420 milioni di utili netti. Sono queste le stime di consenso del mercato sul nuovo gruppo raccolte da S&P Global Market Intelligence.
Nessuno in Europa, tra i competitor, potrà sfoggiare tale e tanta dimensione e tale e tanta profittabilità. Certo c’è molto lavoro da fare per rendere più efficiente l’ex gestione di Prosieben, che dovrà concentrarsi sull’entertainment e uscire dal business in crisi dell’e-commerce. Pur fatturando nel 2024 quasi 4 miliardi, l’emittente tedesca ha cumulato perdite pre-tasse per 220 milioni nell’ultimo biennio, frutto di svalutazioni di asset in perdita. Ci dovrà pensare Berlusconi con il nuovo ceo Giordani a restituire redditività al colosso tedesco. Un compito difficile ma che se si guarda alla storia del gruppo lombardo, dovrebbe essere alla portata
Non solo riportare agli utili la neo-controllata, ma occorrerà tenere a bada il debito acquisito per l’operazione, che vedrà Mfe passare da una posizione finanziaria netta negativa per 600 milioni a oltre 2 miliardi. Lì sarà l’impegno più gravoso, ma la generazione di cassa da qui in poi dovrebbe riportare sotto controllo quanto prima la leva finanziaria: in materia di efficienza di gestione gli uomini di Mfe hanno sempre dimostrato grandi capacità. Del resto, l’emittente di Cologno Monzese già prima della conquista in terra tedesca ha sempre dimostrato di saper reggere e bene un mercato che, con l’arrivo delle grandi piattaforme degli Ott, si è andato restringendo. Di fatto Mfe è riuscita a tenere la barra dritta sui ricavi che hanno tenuto più che bene, in un contesto di concorrenza sempre più accesa. Anche nel 2024 ha sfornato numeri da primato, se visti rispetto ai suoi diretti competitor. I ricavi si sono infatti attestati tra Italia e Spagna a quota 2,95 miliardi, in crescita sul 2023 con un utile operativo (l’ebit margin) di 355 milioni che vale il 12% del monte ricavi. Il gruppo, pur con un mercato che si va restringendo, ha visto negli anni una crescita comunque dei ricavi. Il fatturato consolidato era di 2,64 miliardi nel 2020, l’anno della pandemia, saliti a 2,9 miliardi nel 2021 e l’anno scorso si sono appunto attestati a 2,95. La soglia dei 3 miliardi è a portata di mano per quest’anno. Un obiettivo che la concessionaria del gruppo televisivo, Mfe Advertising guidata da Stefano Sala affiancato da Matteo Sordo (ceo commerciale di Publitalia 80) e Nicola Lussana (ceo di Seven.One Media), non esita a confermare anche in seguito alla recente riorganizzazione del vertice operativo.
Ma la tenuta dei ricavi non basta. Occorre restare profittevoli, gestire costi e investimenti per non perdere margini. E sul fronte degli utili Mfe non ha affatto deluso. Al contrario, dal 2020 al 2024 il gruppo ha cumulato ben 1,2 miliardi di utili netti, chiudendo sempre in attivo. Non era scontato viste le difficoltà di un mercato sempre più affollato di concorrenti. Come vedremo, sul mercato domestico molti soffrono a partire dal gigante Sky che ha bruciato negli ultimi anni 2 miliardi.
Tornando però nell’arena europea che è ormai quella che conta per lo sviluppo futuro, Mfe mostra un valore della marginalità operativa tra i migliori in Europa. Il gigante Rtl del gruppo Bertelsmann, con i suoi 6,2 miliardi di fatturato nel 2024 ha chiuso i conti con un ebit margin sotto il 10%. Anche la britannica Itv ha una redditività operativa più bassa di Mfe e solo la francese Tf1 eguaglia il livello di utili operativi sul fatturato della tv della famiglia Berlusconi. Questo in Europa, la vera arena competitiva del business televisivo che impone dimensioni almeno a livello continentale per poter reggere l’urto dei colossi americani dello streaming.
Quanto l mercato domestico, all’advertising non cresce più, ogni anno la torta si conferma più o meno la stessa e i protagonisti si affollano. Dunque, senza dimensioni almeno europee la partita è persa. Quanto invece al mercato del prodotto non c’è storia. Di là della Rai, il pachiderma pubblico con 12mila dipendenti che da soli costano 1 miliardo, sorretto dal canone per 1,8 miliardi annui, e che chiude ogni anno in perdita o se va bene in pareggio, gli altri operatori fanno fatica. Un terzo polo non è mai nato e la stessa La7 non si schioda da un livello di poco più di 120 milioni di ricavi annui e fatica a chiudere con utili significativi. I profitti operativi del canale di Urbano Cairo sono ammontti a soli 2,9 milioni nel 2024 con un utile netto di 3,1 milioni. Solo Discovery Italia con i suoi canali free dal canale 9 a Real Time riesce a reggere il passo. Anche con buona profittabilità. Ma le dimensioni sono ancora esigue. L’anno scorso Discovery ha chiuso i conti con 278 milioni di ricavi, in forte crescita e con un utile operativo elevato di ben 45 milioni.
Il grande sconfitto sul mercato domestico è però Sky, che paga la folle corsa agli esosi diritti tv del calcio che ha portato i costi negli ultimi anni a esplodere letteralmente. Dal 2020 ha visto sprofondare i conti con perdite cumulate per oltre 2 miliardi. Nel 2024 le perdite si sono limitate a poco più di 250 milioni e il management vede ora vicino il ritorno al break even. Ma quel rosso miliardario la dice lunga sul mestiere difficile e complicato del fare tv. Pochi ci riescono, molti annaspano.
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