Premesso che il mondo dei broadcaster europei è molto eterogeneo e frammentato, la diffusione sempre maggiore di Internet, preferita nella sua istantaneità e nella sua immediatezza da un numero crescente di utenti, in particolare i giovani, e l’arrivo di giganti dello streaming come Netflix e Amazon, che ora beneficiano anche della pubblicità online (oltre che di YouTube), hanno messo in crisi il modello televisivo tradizionale. In questo contesto, è chiaro come il contenuto sia sempre più cruciale», spiega Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente. Il settore si muove quindi sempre più verso lo streaming, dando allo spettatore massima flessibilità su cosa vedere e quando. Ed è in quest’ottica di cambiamento che si muove MFE, protagonista di una campagna acquisti che cambia notevolmente lo scenario per fare da argine all’avanzata dei colossi Usa. I competitor non mancano però anche nel Vecchio Continente.
Di fatto, MFE e Prosiebensat insieme sarebbero i leader di un’arena europea che vede sostanzialmente tre principali competitor: RTL Group, ITV e France Télévisions. Raffrontando i ricavi, infatti, il gruppo italo-tedesco si posizionerebbe su 7 miliardi circa con un ebitda a 1,37 miliardi staccando RTL Group (Germania/Lussemburgo) con 6,3 miliardi di fatturato e un ebitda di circa 721 milioni; ITV (UK) che ha ricavi per 4,8 miliardi ed ebitda a 630 milioni e France Télévisions (Francia) con ricavi a 3 miliardi.
Ma chi sono sostanzialmente questi tre player? L’inglese ITV è una rete televisiva privata britannica nata dalla fusione di più reti locali indipendenti. È il terzo canale terrestre generalista della televisione britannica. E tra le serie televisive più famose prodotte da ITV figurano Le avventure di Sherlock Holmes, L’ispettore Barnaby, Poirot. Produce poi talent show come X Factor e Britain’s Got Talent.
Il gruppo RTL, invece, è nato nel luglio 2000 come fusione tra la CLT-UFA e la società Uk Pearson Television. Nel luglio 2011, il gruppo tedesco Bertelsmann diventa l’azionista di maggioranza e dopo una serie di operazioni oggi la sua quota è pari al 75,1% mentre il restante 24,9% è quotato in Borsa. Dall’inizio dell’anno il titolo ha guadagnato il 30%.
All’ombra della Torre Eiffel, troviamo invece France Télévisions gestisce diversi canali televisivi pubblici gratuiti, tra cui France 2, France 3, France 4, France 5, France Info, La Chaîne parlementaire (LCP-Assemblée nationale e Public Sénat) e Arte. L’emittente è nata nel 1992 dall’unione di due canali pubblici, per arrivare, nel 2000, all’integrazione nel gruppo France Télévisions.
L’arena è comunque vastissima. E sarebbe utile distinguere tra televisioni nazionali, che non sono quotate in Borsa, come Rai, Bbc, Zdf, Ard, e France Televisions, finanziate in larga parte (con l’eccezione significativa della Francia) dai canoni nazionali, e televisioni commerciali, quotate in Borsa, che non dispongono di risorse pubbliche e devono quindi rispondere a un numero maggiore di stakeholder. Concentrandoci sulle seconde, spiccano le sopracitate, ma anche Vivendi (Francia) e ViaPlay Group (Svezia).
Partendo da queste considerazioni, è bene precisare che la competizione in Europa è solo agli inizi e se da un lato «i canali commerciali si aspettano che i loro ricavi nello streaming continuino ad aumentare, bilanciando la naturale discesa nella televisione tradizionale», dall’altro, «la strategia di concentrarsi su contenuti locali, in grado di distinguere tali reti dal modello degli streamer (Netflix e Amazon) può essere una linea di difesa», conclude l’analista.
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