Un grido d’allarme per l’industria italiana e per il futuro dei giovani imprenditori. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha chiuso così il 40simo convegno dei Giovani Imprenditori a Capri ribadendo l’urgenza di una visione industriale a lungo termine. «Con un governo stabile abbiamo l’obbligo di avere una prospettiva almeno triennale», ha sottolineato, evidenziando come la competitività del Paese dipenda dalla capacità delle imprese di investire e innovare. Ma soprattutto, ha aggiunto, «abbiamo bisogno che le nostre imprese possano fare investimenti. E lo stiamo dicendo in tutti i modi».
«Per le medie e piccole servono degli automatismi, benissimo una misura che sia automatica, che sia anche basata sul super iper-ammortamento, a noi ci piace, nel senso che vuol dire che comunque abbiamo una visione. Ma deve essere poderosa perché, se facciamo le cose un po’ come abbiamo fatto l’anno scorso…», ha concluso aggiungendo una nota polemica nei confronti della politica economica. «Abbiamo bisogno di un contratto di sviluppo potenziato, che permetta di fare investimenti senza attese di anni. Non possiamo aspettare tre anni per costruire uno stabilimento» perché Donald Trump «con un tweet ha cambiato l’economia mondiale», ha rimarcato.
L’assenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (per un “imprevisto di agenda”) non è passata inosservata. Orsini ha sottolineato: «Se fosse intervenuto gli avrei detto: ‘Sediamoci e pensiamo al futuro del nostro Paese’. Credo che Giorgetti voglia bene al nostro Paese e che la tenuta dei conti pubblici sia importante. Con 16 miliardi la coperta è corta, ma oggi bisogna puntare su ciò che genera reddito e capacità di distribuzione, e viene dalle imprese e dall’industria».
Il presidente di Confindustria ha poi preso spunto dai numeri oggettivi presentati dalla numero uno dei Giovani Imprenditori, Maria Anghileri, nel corso del convegno, definendoli un «grido d’allarme» per il Paese. «Il dato è drammatico», ha detto, sottolineando che questi temi sono «fondamentali anche da trattare nella legge di bilancio nei prossimi giorni».
Orsini ha ricordato come molte aziende italiane siano costrette a delocalizzare in Paesi come Polonia e Croazia, per motivi di competitività legati non solo ai costi dell’energia, ma anche alla burocrazia. «Il nostro Paese ha un costo annuo di 78 miliardi solo per la burocrazia. Non possiamo permetterci di far fuggire le nostre imprese», ha detto, citando il caso Modello Stellante come esempio delle sfide legate alla competitività internazionale.
Particolare attenzione è stata dedicata al Mezzogiorno, con l’elogio del modello Zes. «In due anni abbiamo generato 28 miliardi di investimenti e 35mila assunzioni», ha detto Orsini, sottolineando come la semplificazione burocratica e la certezza del diritto siano essenziali per attrarre investimenti e creare occupazione. «È quello che vuol dire far crescere il Paese, ma soprattutto per un’area come il Mezzogiorno che serve ancora più forte, perché se è più forte l’area del Mezzogiorno tutta l’Italia è più forte».
Sul tema della legge di bilancio, Orsini ha insistito sul fatto che non basta il rigore dei conti pubblici. «La ricchezza del Paese non la fai con l’Irpef o con le pensioni, ma generando lavoro e rendendo l’Italia competitiva. Serve mettere al centro gli investimenti e sostenere le imprese», ha detto, riferendosi alla manovra da 16 miliardi in arrivo, tra tagli alla spesa e maggiori entrate.
Sul lavoro e i salari, Orsini ha ribadito la responsabilità condivisa di imprese e governo. «Noi vogliamo fare la nostra parte, ma non siamo soli. I nostri contratti pagano la cassa integrazione e rispettano le regole, a differenza di altri contratti pirata che nascono anche con il sostegno di pezzi del Governo. Tutti devono fare la loro parte», ha detto, ricordando che Confindustria rappresenta 5,6 milioni di lavoratori su 22 milioni in Italia. «Possiamo fare meglio, e questo è un tema anche con i sindacati», ha aggiunto.
Infine, il presidente ha sottolineato l’importanza di governi stabili per costruire una visione industriale di lungo periodo. «Non possiamo fare piani industriali a tre anni se il governo cade ogni anno. La stabilità è la base per pianificare investimenti, sostenere filiere strategiche e mantenere competitive le nostre imprese», ha detto.
Orsini ha concluso con un richiamo alla responsabilità collettiva, alla collaborazione tra istituzioni, imprese e sindacati, e alla necessità di mantenere l’Italia attrattiva per capitale e talenti. «Il welfare e il benessere del Paese vengono dalle imprese e dai loro lavoratori. Serve visione, responsabilità e rapidità», ha concluso, salutando con un appello a guardare avanti con pragmatismo e fiducia.
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