Dall’antica Roma alla modernità delle più innovative città intelligenti. Atac, azienda che gestisce il trasporto pubblico nella Capitale nonché primo operatore della mobilità urbana in Italia, fa viaggiare i propri passeggeri attraverso due millenni di storia. E veloce verso il futuro. La società guidata dal direttore generale Paolo Aielli ha infatti aperto nei giorni scorsi due delle stazioni della metropolitana più importanti di Roma e archeologicamente tra le più ragguardevoli al mondo: dopo 12 anni di lavori, sono utilizzabili e visitabili la stazione Porta Metronia e la stazione Colosseo-Fori Imperiali. Si rafforza così la rete di Atac, che copre un territorio di 1.300 chilometri quadrati con una flotta di oltre 2.300 veicoli, tra autobus, tram, filobus, vetture elettriche e treni della metropolitana.
Aielli, cosa rappresenta questa doppia apertura per Roma?
«Dal punto di vista tecnico significa unire la linea C e la linea B della metropolitana e questo è fondamentale perché si decuplica la capacità di copertura del trasporto. Con la prosecuzione della linea C, inoltre, ora si può arrivare direttamente nel centro di Roma da una parte estremamente importante della periferia. Dal punto di vista logistico e dell’infrastruttura di mobilità è dunque un grande passo in avanti. Si tratta di un’opera che introduce un elemento fondamentale di modernità, compatibilmente al patrimonio storico della città. Spesso la modernità e la storia sono state considerate in conflitto e invece non è così: si può innovare preservando il passato e questo è uno degli esempi meglio riusciti».
Avevate già sperimentato questo approccio?
«Sì, questa è la chiave di lettura che abbiamo sempre seguito negli ultimi anni, segnando di fatto la differenza in positivo tra Roma e altre grandi capitali, come Parigi, dove invece è capitato che si smantellasse per costruire qualcosa di nuovo. I nostri obiettivi ruotano attorno a tre azioni chiave: andare avanti con nuove infrastrutture, rimodernare quelle esistenti e rinnovare la flotta. Basti pensare che entro giugno avremo 450 nuovi autobus elettrici e altrettanti ibridi: quasi il 50% della flotta di superficie è stato dunque rinnovato. E lo stesso stiamo facendo con i treni delle linee A e B, ai quali si aggiungeranno nuovi treni sulla linea C. Tutti interventi sostenibili sotto il profilo ambientale, sociale ed economico-finanziario».
Un tale impegno richiede una situazione finanziaria molto solida.
«Atac ha chiuso in positivo diversi bilanci recenti, in particolare quelli relativi al 2023 e al 2024, segnando un positivo risanamento dopo l’uscita anticipata dal concordato preventivo nel novembre 2023, che ha permesso nuovi investimenti in mezzi e infrastrutture e un progressivo miglioramento della situazione economico-finanziaria, rafforzando il patrimonio netto e riducendo i debiti. Così l’azienda è tornata a investire e pianificare: lo scorso anno gli investimenti hanno raggiunto circa 300 milioni di euro, quadruplicando quelli del 2023, focalizzati sul rinnovo della flotta (l’età media dei bus è così scesa a 6,4 anni) e sulle infrastrutture. C’è stato un miglioramento sia patrimoniale che gestionale che ha consentito all’Azienda di affrontare il contratto di servizio 2025-2027 con obiettivi ambiziosi».
Tra pochi giorni si chiuderà l’anno del Giubileo: la sfida è vinta?
«La scommessa era quella di arrivare preparati al grande evento, incamminandoci su una strada necessaria fatta anche di lavori e di cantieri aperti. E i risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti: penso alla buona riuscita del giubileo dei giovani o all’elezione del nuovo Papa, eventi che hanno incrementato notevolmente il flusso di passeggeri. Atac ha istituito un gruppo di lavoro dedicato per la conduzione e la direzione dei progetti giubilari, gestendoli con metodologie di project management. Utilizzando le infrastrutture tecnologiche introdotte in questi anni, in particolare i sistemi di telecomunicazione e di videosorveglianza, abbiamo gestito fenomeni molto complessi, avendo sempre la perfetta consapevolezza degli spostamenti anche nelle giornate più critiche per afflusso».
I finanziamenti del Pnrr e del Giubileo hanno contribuito a questi risultati?
«Sì, ci hanno consentito di mettere a terra un piano di investimenti molto rilevante da 1,2 miliardi. Va altresì ricordato che, complessivamente, il piano di investimento di Roma Capitale in questi quattro anni è stato di circa 17 miliardi, di cui quasi la metà destinati ai temi della mobilità. Gli altri pilastri sono sostenibilità, innovazione e inclusione»
La Città Eterna guarda sempre più al futuro?
«Al World Smart City Expo di Barcellona, che premia i progetti e i programmi innovativi delle città, lo scorso anno aveva vinto lo Smart City Award la metropoli cinese Shenzhen. Quest’anno Roma è risultata la città vincitrice, sulla base di una visione che unisce importanti e strategici progetti di innovazione ed inclusione. A partire dal progetto unico in Europa realizzato per la nuova rete di telecomunicazioni Wi-Fi 6-5G, istallata a partire dalle gallerie della metro , sono stati sviluppati sistemi di sensori di Ama ( per il sistema di raccolta dei rifiuti), di Atac ( per il controllo remoto della flotta), di RSM ( per i sistemi di controllo del traffico), della Polizia Locale ( per i sistemi di video sorveglianza). Queste soluzioni tecnologiche hanno dato alla città una capacità di controllo e di gestione che solo le realtà più moderne e avanzate possono vantare».
Eppure, in molti sostenevano che Roma avrebbe avuto difficoltà a stare al passo con le moderne metropoli del mondo.
«Si sbagliavano. Abbiamo già fortemente avviato l’innovazione e nel futuro andrà sempre meglio: i cittadini avranno un presidio territoriale diffuso in termini di sicurezza, sorretto appunto da una rete di telecomunicazioni di nuova generazione. La sensoristica ambientale consentirà poi di monitoriare la situazione al meglio, nel rispetto della sostenibilità. Allo stesso modo, saremo in grado di effettuare una ripianificazione dinamica dei percorsi dei nostri mezzi di superficie per soddisfare una domanda superiore o diversa da quella standard, anche in vista di grandi eventi. Tutto questo significa, già oggi, rendere Roma una città smart e moderna».
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