Esiste un cerchio che non si chiude ma apre mondi immaginari. «Una circonferenza racchiude uno spazio che va oltre il suo confine. È una dimensione libera che può contenere infiniti universi». Così si racconta il Laboratorio Paravicini, che custodisce l’arte delle ceramiche realizzando piatti decorati a mano. E così comincia la storia di un luogo che, da più di trent’anni, sfida il passo accelerato del presente con la mano accurata dell’artigianalità. Oltre il portone di via Nerino 8, nel cuore frenetico di Milano, si apre un atelier che è un incubatore di immaginazione, creatività ed eleganza: piatti sottili come tele, pennelli danzanti, colori sgargianti e gesti che raccontano storie.
Dall’Asia all’Australia
A fondarlo e oggi a dirigerne la produzione è Costanza Paravicini, che aprì il laboratorio trent’anni fa, all’inizio degli anni Novanta, per rispondere a un desiderio semplice: creare piatti artigianali ma adatti all’uso quotidiano, quindi che potessero andare comodamente in lavastoviglie. Non trovando in commercio ciò che cercava, iniziò a produrre da sé. Da un hobby diventò un mestiere, e da un mestiere una storia di eccellenza italiana, dove la qualità prevale sulla quantità, la bellezza arriva prima della velocità. Oggi Costanza lavora accanto alle figlie Benedetta, Margherita e Bona, e a cinque decoratrici che trasformano ogni giorno la ceramica in un’opera d’arte. Ogni pezzo è modellato e decorato a mano, ogni collezione è un racconto, ogni servizio un mondo che non si ripete mai uguale a se stesso. Non per niente questi piatti hanno conquistato il mondo e oggi decorano tavole e pareti di case dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Asia all’Australia.
La personalizzazione è il marchio distintivo dell’atelier. Una o due grandi commesse l’anno, non di più, perché ogni progetto di decoro personale richiede ascolto, studio, campioni, prove, correzioni, nuovi tentativi. «Alcuni clienti sono molto confusi e non sanno esattamente cosa vogliono perché c’è un’offerta che spazia moltissimo. – racconta a Moneta la fondatrice Costanza – E allora chiediamo sempre di condividerci i loro arredamenti, soprattutto della sala da pranzo e della cucina, perché l’importante non è solo il colore o il disegno ma l’atmosfera che si vuole creare sulla propria tavola».
Ogni progetto, ogni esigenza particolare, è una sfida che Paravicini raccoglie. Per una casa in Alabama, ad esempio, il laboratorio ha realizzato tre servizi diversi che, pur distanti per stile e palette, dovevano dialogare tra loro. Un’opera complessa che ha richiesto parecchio tempo e dedizione, ma che ha regalato poi una grande soddisfazione.
Continua ricerca creativa e sartorialità sono il filo conduttore dell’azienda che oggi, oltre alle produzioni su commissione, conta più di 30 collezioni che sono un susseguirsi di universi: animali e giocolieri, mongolfiere, figure geometriche, motivi classici, voli esotici. Il decoro a pennello avviene sul biscotto, prima della vetrinatura finale. E proprio questo particolare processo, chiamato a “gran fuoco”, fissa il colore proteggendolo sotto lo smalto in maniera indelebile, consentendo così anche il lavaggio in lavastoviglie. Ogni serie comprende da quattro a dodici grafiche diverse, così che una tavola imbandita non sia mai un’immagine statica, ma un racconto che si sussegue a ogni piatto.
Il laboratorio è poi strettamente legato all’appuntamento del Fuorisalone. Durante la Design Week milanese, infatti, presenta una nuova collezione, spesso in collaborazione con artisti, architetti e brand internazionali come Dior, Loro Piana e Louis Vuitton. Quest’anno, anticipa Costanza, è in arrivo una collezione nata dall’incontro con l’artista colombiana Natalia Criado.
Manifesto
Eppure, nonostante il successo, il laboratorio ha conservato la sua anima protetta. Gli oggetti nascono ancora uno a uno, in quello spazio colmo di pennelli e silenzio, dove tutto sembra resistere al tempo. «Preferiamo difendere la qualità, non la quantità – dice Costanza – Abbiamo deciso di non livellarci su una produzione più consistente ma di minor pregio. E il pubblico ci ha premiato per questo, ha capito quanto l’artigianato sia prezioso».
È una filosofia che suona come un manifesto: in un mondo dove c’è tutto e più di tutto, il vero lusso è la qualità e l’unicità. E diventare bravi, profondamente bravi, in ciò che si fa è l’unica strada affinché la bellezza non sia effimera, ma duri. Nello spazio di un cerchio che contiene infiniti mondi.
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